Il caso dell'omicidio di Sharon Verzeni, avvenuto tra il 29 e il 30 luglio a Terno d'Isola, continua a tenere banco nelle cronache giudiziarie. Moussa Sangare, il ventinovenne di origini maliane che ha confessato il delitto, è stato trasferito dal carcere di Bergamo a San Vittore per motivi di sicurezza. Nel frattempo, i carabinieri del nucleo investigativo di Bergamo, sotto la guida del colonnello Riccardo Ponzone, hanno inviato al Ris di Parma una serie di reperti per ulteriori analisi.
Tra i reperti inviati al Ris di Parma figurano lo zaino in cui Sangare ha dichiarato di aver nascosto il coltello utilizzato per l'omicidio, due braccialetti e i vestiti che indossava la notte del delitto. Questi oggetti sono stati recuperati dai carabinieri nel fiume Adda, dove Sangare li aveva gettati dopo l'omicidio. L'analisi di questi reperti è considerata cruciale per confermare la dinamica del delitto e per raccogliere ulteriori prove a carico dell'accusato.
Moussa Sangare, nato a Milano il 16 novembre 1994, ha confessato l'omicidio di Sharon Verzeni, ma le sue dichiarazioni sono state spesso contraddittorie. Durante gli interrogatori, ha affermato di aver nascosto il coltello nello zaino mentre pedalava velocemente verso casa. Tuttavia, le intercettazioni effettuate in caserma hanno rivelato ulteriori dettagli che potrebbero incriminarlo ulteriormente. In una conversazione intercettata, Sangare ha ammesso di aver sepolto il coltello con l'intenzione di uccidere ancora.
Sangare, aspirante musicista senza lavoro, viveva in un appartamento-tugurio a Suisio. La sua situazione familiare e sociale era precaria, e questo potrebbe aver contribuito al suo comportamento violento. Tuttavia, gli inquirenti stanno cercando di capire se ci siano stati altri fattori scatenanti che abbiano portato all'omicidio di Sharon Verzeni.