Le scarpe dei fedeli all’ingresso della moschea Al Rawda indicano chi viene dai campi profughi e chi da altre parti di Tulkarem. Quelle sporche di fango appartengono ai residenti dei due campi alla periferia della città. Lì tante strade non esistono più: sono state scavate e distrutte dalle ruspe dell’esercito israeliano, per eliminare ordigni nascosti sotto l’asfalto dai «terroristi» come le autorità israeliane descrivono i combattenti palestinesi e non solo loro.
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Città del Vaticano L’inferno nel quale Jenin sta sprofondando è condensato tutto in una frase: «L’assalto al campo profughi è simile alla guerra di Gaza». Ad usare questa espressione è Joseph Hazboun ma non è farina del suo sacco: «L’ha utilizzata per primo il sindaco della città palestinese che ha anche fotografato un disastro: oltre un centinaio di unità abitative distrutte, migliaia di famiglie colpite, oltre migliaia di sfollati».
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