Se c'è una cosa che Charlie Brooker ha saputo fare con la sua serie più famosa - quella Black Mirror arrivata come un fulmine a ciel sereno nelle case degli spettatori inglesi su Channel 4 nel 2011 - non è solo anticipare i tempi in modo quasi inquietante attraverso l'imponente avanzamento tecnologico. È riuscito soprattutto a raccontarlo attraverso i legami emotivi tra i personaggi, vero espediente per far immedesimare gli spettatori in ciò che vedevano perché…
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Approfondimenti:
Questa storia si sofferma su diversi dettagli relativi al quinto episodio di Black Mirror 7 Cosa si può dire di Paul Giamatti che non si sappia già? È uno dei migliori caratteristi che ci sia. Riesce a trovare l'umanità in tutti. Nel corso di una lunga e giustamente acclamata carriera (l'anno scorso ha ottenuto la sua seconda nomination all'Oscar, persa contro Cillian Murphy), sembra che abbia interpretato ogni tipo di…
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Black Mirror 7 è meno horror e più umana Con la settima stagione di Black Mirror lo sceneggiatore Charlie Brooker sembra abbandonare (almeno in parte) la fredda, claustrofobica estetica techno-distopica che aveva definito le ultime stagioni della serie. Immergendosi all’interno delle emozioni umane, Brooker compie così un’operazione di ritorno alle origini, frutto di una maggiore consapevolezza narrativa maturata nel tempo.
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Ogni giorno il mondo sembra sprofondare sempre più verso la distopia. Ma se per qualche motivo sentite il bisogno di una dose ancora maggiore di ansia orwelliana, ci sono gli episodi della settima stagione della serie di fantascienza di Netflix Black Mirror. Le sei nuove puntate, che ampliano l'antologia dedicata al complicato rapporto dell'uomo con la tecnologia, affrontano temi come l'auto-consapevolezza dell'intelligenza artificiale, i modelli di tariffazione degli abbonamenti, gli…
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Black Mirror è tornato. E lo ha fatto in gran stile, con una stagione – la settima – che non ha deluso gli spettatori. Anzi. Molti hanno parlato di un vero e proprio «ritorno alle origini», dopo le delusioni delle due precedenti stagioni. Black Mirror, insomma, è di nuovo Black Mirror. E lo è con sei nuovissimi episodi che – qualcuno di più e qualcuno di meno – ci tengono incollati allo schermo. Ma attenzione: nonostante sia conosciuta come la serie tv distopica per eccellenza…
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È ancora tra i titoli più visti su Netflix la settima stagione di Black Mirror, la serie antologica creata da Charlie Brooker che esplora il lato oscuro della tecnologia e le sue conseguenze potenzialmente devastanti sull’umanità. I fan stanno guardando e riguardando i nuovi episodi per scovare tutti i messaggi, i riferimenti e gli easter egg che l’autore si è divertito a nascondere tra una scena e l’altra.
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News Serie TV San Junipero della terza stagione e Hotel Reviere della settima hanno qualche elemento in comune, a detta dell'ideatore di Black Mirror. A detta dello sceneggiatore e ideatore Charlie Brooker, il terzo episodio della settima stagione di Black Mirror intitolato Hotel Reverie è collegato in modo sottile con il quarto della terza stagione, intitolato San Junipero. Ma com’è possibile? Black Mirror, l’ideatore spiega tutti i collegamenti tra San Junipero e Hotel…
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.2 ( 5 ) Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia cambia ed evolve in maniera esponenziale, a un ritmo forsennato. Nel giro di pochi decenni siamo passati dai floppy disk, capaci di archiviare poche manciate di dati, alle chiavette USB con una capienza di centinaia di gigabyte. Oppure siamo passati da cellulari grossi e ingombranti, buoni solo a telefonare, a mini-computer tascabili con cui messaggiare, scrivere, giocare, guardare serie tv e film, compiere operazioni bancarie, visionare i menù dei ristoranti, prenotare visite e chi più ne ha più…
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Una precisa scelta degli autori, oppure una svista di Netflix? Ecco il nuovo fenomeno che sta facendo uscire di testa i fan Sembra che, con la settima stagione, gli autori di Black Mirror si siano divertiti più che mai a giocare con la percezione e le aspettative degli spettatori. Qualche giorno fa vi abbiamo raccontato il caso dell’episodio Bestia Nera, un effetto Mandela diventato subito virale sui social, a conferma di quanto la serie di…
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La settima stagione di Black Mirror, disponibile su Netflix, non ha deluso le aspettative. Non solo per le sue storie disturbanti e provocatorie, ma anche per i numerosi easter egg disseminati negli episodi. Con questo termine, che letteralmente significa “uova di Pasqua”, si indicano piccoli riferimenti nascosti, citazioni, omaggi o dettagli curiosi inseriti volutamente dagli autori all’interno di un’opera.
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La partenza — era il 2011 — la ricordano tutti. E tutti ricordano l’affievolirsi negli anni della serie antologica più inquietante. Ma Black Mirror (stagione 7 su Netflix) è un marchio troppo inciso nella memoria per arrendersi. E soprattutto fin dall’inizio era un’operazione troppo azzeccata produttivamente e parcellizzata il giusto (nello stesso palazzone, ai piani alti si procedeva con il Gran…
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Esistono ancora storie da raccontare per Black Mirror? Eccome, a giudicare dalla settima stagione. Se infatti la quinta e la sesta ci avevano lasciato il dubbio (fondato) che la golden age della serie antologica sci-fi stesse tramontando, complice la direzione altrettanto distopica che ha preso la nostra quotidiniatà, ora Charlie Brooker & C. hanno probabilmente scritto una delle sue pagine migliori.
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Il percorso artistico di Black Mirror, secondo il giudizio dei giornalisti e degli spettatori più spietati, può essere rappresentato nel tempo come una retta che punta verso il basso sul piano cartesiano delle produzioni culturali. Certo, la serie ha mantenuto un pubblico affezionato e una reputazione da cult: ma dopo il successo dei primi episodi, più di dieci anni fa, i premi e le nomination si sono diradati.
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Non possiamo dire che, nel frattempo in cui Charlie Brooker partoriva la nuova stagione di Black Mirror, il mondo si sia annoiato: l’antologia più crudele del nostro tempo è ormai diventata l’unità di misura del grottesco, del perverso, del disturbante rapporto tra umani utilizzando la tecnologia come strumento narrativo. Perché no, non smetterò mai di ripeterlo: Black Mirror non è una serie sulla tecnologia.
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Qualche anno fa sembrava che la carica atomica di Black Mirror, la serie antologica di Charlie Brooker, si fosse esaurita, concedendo troppo al vezzo d’autore, e mancando l’obiettivo delle idee che doveva essere il suo Nord. All’epoca, siamo nel 2011, il debutto dei primi episodi fu folgorante. La distopia con cui l’autore dipingeva il futuro aveva così pregnante il sapore del presente, da risultare addirittura profetica.
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