LO SCENARIO L’America è più lontana, l’Europa rischia di restare sola nel sostegno all’Ucraina. E si ritrova in una posizione sempre più insidiosa, anche perché i 27 Paesi membri non sono compatti: al fine di aggirare il solito veto di Budapest, i diplomatici stanno cercando strumenti alternativi per prorogare le sanzioni contro Mosca. Ma anche all’interno dei singoli Paesi non è semplice trovare posizioni unitarie: ne sanno qualcosa in Germania dove l’obiettivo del futuro…
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Nessuno ha mai davvero creduto che Donald Trump avrebbe potuto porre fine alla guerra in Ucraina in 24 ore, come aveva disinvoltamente annunciato. Eppure, dopo i colloqui di Gedda e l’accettazione di Kiev del cessate il fuoco, uno spiraglio sembrava effettivamente essersi aperto. Qualche speranza s’era accesa intorno al ruolo di “grande mediatore” che il presidente americano si era ritagliato con tanta enfasi.
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Con lo stop deciso da Donald Trump agli aiuti all’Ucraina, si è allargato a 23 miliardi di euro il divario tra le risorse messe a disposizione dall’Europa e quelle stanziate dagli Stati Uniti. Secondo il monitoraggio dell’ Istituto di Kiel per l’economia mondiale (Ifw), tra il 24 gennaio del 2022 e febbraio del 2025, l’Europa ha destinato all’alleato aggredito dalla Russia 138 miliardi in tutto, tra sostegno militare, finanziario e umanitario, contro i 115 degli…
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Oltre quindi alla dimostrata riduzione dell’appoggio all’Ucraina, l’Unione Europea è divisa tra chi propone una linea di supporto totale a parole, anche se nei fatti il responso è un altro, con il gruppo trainato da Parigi e Londra; chi è più cauto come Berlino e Roma; chi invece si è allineato sostanzialmente a Washington, come Budapest e Bratislava. Per tentare di superare le divisioni e fornire più aiuto concreto a Kiev è stata lanciata la cosiddetta coalizione dei volenterosi, che però sino ad ora si è limitata ad esternazioni…
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Dopo l'attacco della Russia contro la città ucraina di Sumy, che ha causato 34 morti e 117 feriti, e alla luce delle dichiarazioni del portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, secondo il quale è improbabile che i negoziati in corso tra Stati Uniti e Mosca portino a "risultati rapidissimi", sembra farsi più lontano l'obiettivo dichiarato del presidente Usa Donald Trump di raggiungere un cessate il fuoco generale e un accordo di pace duraturo in Ucraina nel prossimo futuro.
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L'attacco russo della Domenica delle Palme a Sumy ha mostrato diverse problematiche legate alla capacità di resistenza ucraina contro la guerra d'aggressione del Paese limitrofo, ma anche alle possibilità di giungere prima o poi a una qualche forma di tregua. L'uccisione di 35 persone da parte di un missile Iskander lanciato dai russi ha suscitato dibattito: per Kiev si è
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Ucraina e tensioni interne: la pressione cresce su più fronti La strage di Sumy ha riportato l’attenzione globale sulla guerra in Ucraina, alimentando nelle opinioni pubbliche internazionali la richiesta di una linea più decisa da parte degli Stati Uniti nei confronti della Russia. In Italia, il fine settimana è stato segnato da scontri sia fisici che politici: al centro del dibattito le manifestazioni e la questione del terzo mandato, che accende il confronto tra le forze politiche.
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Dopo la condanna del mondo occidentale, arriva oggi la versione della Russia sull’attacco missilistico contro la città ucraina di Sumy, che ha provocato almeno 34 morti nel giorno della domenica delle Palme. Il ministero della Difesa di Mosca asserisce di aver colpito con missili Iskander il sito dove era in corso una riunione del comando" di un'unità dell'esercito ucraino nella città, il gruppo tattico operativo Seversk
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Milano, 14 apr. – In Ucraina gli attacchi dell’esercito russo sono esclusivamente contro strutture militari e paramilitari. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa russa Ria Novosti. “I nostri attacchi militari sono esclusivamente contro obiettivi militari e quasi militari”, ha detto Peskov, rispondendo a una domanda relativa all’attacco a Sumy
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Che fine ha fatto la “pace” tra Russia e Ucraina? Trump ha cambiato scenario mediatico: la guerra commerciale ha surclassato quella vera. Putin continua ad attaccare, e l'Ucraina chiede conto dei mercenari cinesi Getting your Trinity Audio player ready... ROMA – Ve la ricordate la “pace in pochi giorni” che Trump imponeva alle agende dei media prima di infilarsi in una enorme guerra commerciale che avrebbe sconvolto l’economia mondiale? La guerra in Ucraina sta ancora lì, come una quinta in sullo sfondo.
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Vladimir Putin cerca la spallata in Ucraina, la Russia attacca mentre la strada verso la tregua è sempre in salita. Con Donald Trump concentrato sui dazi, il ruolo degli Stati Uniti come mediatore è in stand by. "I russi bombardano come pazzi", ha detto il presidente americano, che nelle ultime dichiarazioni continua a ripetere che "prima o poi" avrà un incontro con Putin. In attesa del faccia a faccia, la guerra prosegue e la Russia prova ad accelerare.
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A quasi un mese da quando l’Ucraina ha accettato il cessate il fuoco incondizionato promosso dagli Stati Uniti, la Russia ha trovato l’ennesima scusa per non aderire alla proposta di Donald Trump. Parlando a Mosca il 7 aprile, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha affermato che mentre il presidente russo Vladimir Putin sostiene le richieste di cessate il fuoco, Mosca nutre seri dubbi sulla capacità del governo ucraino di controllare “un certo numero di unità estremiste e nazionaliste che semplicemente non obbediscono a Kyiv”.
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