Netanyahu Resiste Alle Proteste: Nessun Ritiro Da Gaza

Lunedì sera, un'ondata di manifestanti ha sfondato le barriere nei pressi della residenza del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a Gerusalemme, al termine di uno sciopero generale che chiedeva un cessate il fuoco a Gaza e la liberazione degli ostaggi. Nonostante le crescenti pressioni, Netanyahu ha ribadito che il ritiro non è un'opzione, sostenendo che la conquista di Rafah e del Corridoio Filadelfia ha cambiato il conflitto e che un ritiro impedirebbe un eventuale ritorno.

Il capo delle forze di terra dell'IDF, Tamir Yadai, ha annunciato le sue dimissioni, ufficialmente per motivi personali. Tuttavia, la tempistica dell'annuncio, avvenuto subito dopo l'uccisione di sei ostaggi israeliani da parte di Hamas, solleva dubbi sulla reale motivazione. Questo evento è solo uno dei tanti che evidenziano come Netanyahu, nonostante le contestazioni sia interne che esterne, rimanga saldamente al comando del governo israeliano.

Secondo la CNN, Netanyahu è il principale ostacolo alla tregua a Gaza. Fonti vicine ai colloqui del Cairo riferiscono che il primo ministro israeliano ha fatto naufragare i tentativi dei mediatori di riprendere i negoziati per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi. Questa tesi è supportata dalle recenti dichiarazioni del presidente americano Joe Biden, che ha accusato Netanyahu di non fare abbastanza per raggiungere un'intesa.

Le manifestazioni in Israele continuano, con le famiglie degli ostaggi che chiedono un cessate il fuoco. Mauricio Lapchik, responsabile delle relazioni esterne di Peace Now, ha dichiarato che al premier non interessa la volontà popolare. Nonostante le crescenti proteste, Netanyahu sembra determinato a proseguire con la sua strategia, ignorando le richieste di tregua e liberazione degli ostaggi.

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