Mark Zuckerberg, martedì scorso in un video, ha detto delle cose terribili. L’uomo che ha inventato e gestisce Facebook e Instagram, che coinvolgono quasi 4 miliardi di persone in giro per il mondo, ha dichiarato che la sua edicola globale, la sua bacheca, non farà più censure. «Ho intenzione di ripristinare la libertà di espressione». Fermi tutti: la notizia è ciò che ha ammesso di aver fatto, non ciò che promette di fare.
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Lo stop di Meta al fact checking apre lo scenario ad una partita ben più grande tra Usa e Ue su chi si doterà "per primo della tecnologia per intercettare e rimuovere i contenuti illegali". Allo stesso tempo se l'Europa vuole proteggere il suo modello di democrazia dovrebbe "applicare le norme esistenti", norme che Meta ed X "potrebbero star già violando". E' quanto sottolinea in un'intervista all'Adnkronos, Fabiana Di Porto, docente di Innovation…
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Hanno scatenato un terremoto mediatico le parole pronunciate da Mark Zuckerberg in un suo recentissimo annuncio via social che potremmo definire epocale per il contenuto: “Penso che una buona parte dell’establishment si sia confuso su numerosi elementi fattuali e abbia chiesto di censurare moltissime notizie che, a posteriori, si sono rivelate quantomeno dibattibili se non addirittura vere. Torneremo alle nostre radici e ci concentreremo sulla…
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Non c'è solo lo spostamento verso la destra di Trump dietro la scelta di Mark Zuckerberg di abbandonare la moderazione tradizionale su Meta. In realtà rivela l'obiettivo delle big tech e degli Usa repubblicani di governare l’informazione mondiale con le logiche dell'iperliberismo, senza intermediari a tutela dei lettori. E' la "stakeholder economy", bellezza
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