BOLOGNA – Quando un figlio muore quel che può tentare di fare un genitore è non arrendersi, non lasciarsi annientare. Invece che andare incontro al figlio, occorre portare il figlio dentro di sé. Invertire la rotta. Riempirsi di vita. Moltiplicarla, donarla. E’ questo il suggerimento che è stato dato a Massimo Di Menna e a sua moglie Margherita quando Maia, la più piccola di tre figlie, si stava spegnendo a 12 anni per un tumore al cervello che non dava speranze.
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Massimo Di Menna aveva tre figlie. Oggi ne ha una sola. In cinque anni ha perso prima Maia, la più piccola, stroncata da un tumore cerebrale a soli 12 anni, e poi Micol, la maggiore, morta in un incidente stradale in Marocco a 23 anni, mentre festeggiava il suo primo contratto di lavoro. Due lutti devastanti che avrebbero spezzato chiunque, ma che Massimo ha trasformato in un progetto di vita e…
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«Avevo tre figlie. Adesso ne ho una». Maia, la piccola di casa, se n’è andata nell’agosto del 2020 a soli 12 anni in seguito a un cancro incurabile che se l’è portata via in nove mesi. Tre anni dopo, nel 2023, la polizia bussa alla porta della famiglia Di Menna per annunciare che Micol, la figlia maggiore di 23 anni, in vacanza con il fidanzato…
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