Escludere i membri laici del Consiglio superiore della magistratura dall'elezione tramite sorteggio. Eccola, l'ultima mossa di Forza Italia alla vigilia dell'approdo in Aula alla Camera della riforma sulla separazione delle carriere. Una proposta che larga parte dell'opposizione ha accolto con favore. Ma su cui la quadra, all'interno della maggioranza, almeno per il momento, è ancora tutta da costruire.
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Dopo mesi di lavori in commissione, oggi l'Aula di Montecitorio inizia la discussione sugli emendamenti alla riforma Nordio della giustizia. Nel ddl c'è la separazione delle carriere dei magistrati, ma non solo. Il primo via libera dovrebbe arrivare senza problemi, poi il testo passerà al Senato
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Il 2025 sarà davvero, come annunciato dal governo, l'anno delle tre grandi riforme istituzionali? Non sembra facile. L'autonomia differenziata, come si sa, ha già incontrato numerosi ostacoli, primo fra tutti il giudizio severo della Consulta e ci sarà bisogno di molto tempo per sciogliere i nodi più critici. Il premierato, poi, è stato "sospeso" e non è chiaro quando riprenderà l'iter del suo esame.
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Il cantiere delle riforme del centrodestra assomiglia sempre più a uno dei cantieri della metro di Roma: si sa quando apre, ma non quando chiude. E se chiuderà mai. Dopo l’ampia sbianchettatura del ddl Calderoli sull’autonomia differenziata da parte della Corte costituzionale – che mette in forse anche l’ammissibilità del referendum per la sua totale abrogazione – e dopo la riposizione in un cassetto a tempo indeterminato del premierato, una sorte sfortunata sembra piombare anche sulla terza riforma, quella…
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Sono due le delibere sulla separazione delle carriere che verranno votate oggi dal plenum del Csm. Critico il primo parere, proposto e votato in commissione dai togati Antonello Cosentino (Area), Roberto D’Auria (Unicost), Eligio Paolini (Magistratura Indipendente), Roberto Fontana (indipendente) e dal laico in quota Pd Roberto Romboli: «Impostare la separazione delle carriere in termini di necessità costituzionale rischia di veicolare l’idea per cui la magistratura giudicante presenta, oggi, deficit di terzietà e di imparzialità».
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