La nuova corsa agli armamenti per fermare la Russia: ecco a che punto è l’Europa

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Articolo tratto dal numero di aprile 2024 di Forbes Italia. Abbonati! “Fino a poco tempo fa ci accusavano di essere dannosi, volevano cancellarci, ma ora le cose sono cambiate radicalmente”. Così commentava Armin Papperger, l’amministratore delegato di Rheinmetall, il gigante tedesco della produzione di armamenti, di fronte alla svolta epocale della Germania in materia di difesa. Era il giugno del 2022 quando il governo del cancelliere Scholz annunciò un investimento di 100 miliardi di euro per spese militari in risposta alla guerra condotta da Putin in Ucraina (Forbes Italia)

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Arming Europe. L’impatto economico delle spese militari in Germania, Italia, Spagna. Presentazione del rapporto di Greenpeace (2023) (L'Eco di Bergamo)

La Francia, dal canto suo, ha deciso di aumentare il bilancio della difesa del 30% entro il 2030, con una crescita della spesa di 413 miliardi di euro. Era dalla fine della Seconda guerra mondiale che non circolavano tante armi in Europa e, secondo l’Agenzia europea per la difesa (AED), le spese militari sono aumentate del 6% lo scorso anno nell’Unione Europea, come sottolineato dall’analisi di RTS Data. (RSI.ch Informazione)

«Non avrei mai creduto che sarei stato qui a invocare un maggiore impegno nell’invio delle armi per aiutare l’Ucraina»: la parabola del vice cancelliere e ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck potrebbe essere un esempio della trasformazione della politica occidentale e soprattutto europea dopo due anni di bombe russe sulle città ucraine. (La Stampa)

La pazza corsa alla spesa militare in Europa, l'Italia non partecipa

La spesa per la difesa e la sicurezza in Europa è aumentata del 16% dal 2022 al 2023, con la Polonia che ha più che raddoppiato il suo budget per gli armamenti dal 2014. L'Italia non ha aumentato il budget Lo rivela il nuovo report dell'Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma (Sipri). (Euronews Italiano)

La notizia non ha fatto presa: Moody’s in una sua valutazione esprime il timore che l’Italia metta in questione l’impegno per la riduzione del debito pubblico, anzi che si possa arrivare al 147% rispetto al pil nel 2030. (il manifesto)

Quando qualcuno si azzarda a dire che l’Unione europea non funziona è subito costretto a incassare critiche feroci, e gratuite, di anti-europeismo, come se Europa e Ue coincidessero. Magari fosse così, lo vorremmo tutti. (Nicola Porro)