"Salis non è Tortora": la candidatura Ue della "maestra" spacca pure il Pd

Il Primato Nazionale INTERNO

Roma, 29 mar – Ilaria Salis come Enzo Tortora. Non è una frase esplicita, per fortuna, ma ciò che emerge negli ambienti della sinistra guidati da Elly Schlein, per atteggiamento e dichiarazioni, nell’ultimo mese. Qualcuno al Nazareno pensa che la candidatura alle europee della “maestra” potrebbe essere un autogol pazzesco. Perché va bene controllare – in pratica – il 90% dell’informazione mainstream, ma forse questa sarebbe troppo grossa perfino per un’egemonia culturale come quella della sinistra. (Il Primato Nazionale)

Ne parlano anche altre fonti

Porterebbe a una questione di principio per l'Ungheria e sarebbe difficile da risolvere...". "Lei ha diritto a un processo giusto e a condizioni di detenzione umane ma si devono candidare persone con competenze europee e non penso che lei le abbia", ha aggiunto. (Tiscali Notizie)

Eccoci ad Occhio al caffè, la rassegna stampa politicamente scorrettissima curata da Daniele Capezzone, direttore editoriale di Libero. Il tribunale ungherese non le ha concesso i domiciliari. (Liberoquotidiano.it)

Già i nervi sono a fior di pelle per la partita delle liste europee, che Elly Schlein vuol gestire di testa sua. Ma a far traboccare il vaso dell'indignazione interna è stata la notizia, sparata ieri da Repubblica, di un'istruttoria in corso al Nazareno sulla possibilità di candidare l'attivista di estrema sinistra detenuta (in condizioni obbrobriose) a Budapest e sotto processo in Ungheria. (ilGiornale.it)

Non si tratta di un problema di programma, quanto di composizione delle liste. Sin dalla sua nomina, Elly Schlein ha spaccato il partito, allontanando i potenziali elettori. (Nicola Porro)

Mentre impazza la voce di una candidatura di Ilaria Salis alle elezioni europee con il Pd proprio nel giorno del no ai domiciliari e delle catene al processo, ci si chiede se sia una buona idea e che cosa potrebbe succedere. (Liberoquotidiano.it)

Perché il baccano attorno al suo caso, la politicizzazione estrema, le accuse all’Ungheria, non l’aiutano. E così la giornata di ieri è trascorsa con un nuovo no alla sua liberazione o alla concessione degli arresti domiciliari: i giudici magiari non si fidano della detenuta e la tengono dentro, ritengono «giustificato il mantenimento della custodia cautelare». (Liberoquotidiano.it)