Poste: Slc, svendita totale è decisione scellerata

Collettiva.it ECONOMIA

“Le parole del ministro Giorgetti attestano, oltre ogni ragionevole dubbio, lo stato di confusione in cui versa il governo riguardo la svendita di Poste Italiane”. A dirlo è il segretario nazionale Slc Cgil Nicola Di Ceglie, commentando quanto reso noto dal titolare del dicastero dell'Economia durante l'audizione di mercoledì 27 marzo alla Camera. “Il piano dell'esecutivo – spiega il dirigente sindacale – di dismettere l'intera quota azionaria di Poste oggi in suo possesso, confermata dal ministro Giorgetti, è una decisione scellerata che non risponde neanche agli obiettivi enunciati, di fronte alla quale proseguiremo ogni azione di contrasto utile a fermare un progetto insensato”. (Collettiva.it)

Su altri giornali

A tanto ammonta la differenza, immediata, tra mancati dividendi incassati e minori interessi passivi per l’effetto sul debito della prossima cessione di una nuova quota di Poste. Questo lo stato alle attuali condizioni di mercato. (L'HuffPost)

Vale 4,4 miliardi la quota del capitale azionario di Poste Italiane detenute dal Mef (29,7%), risorse che – qualora si decidesse di collocare l’intero pacchetto sul mercato – sarebbero destinate alla riduzione del debito pubblico italiano, insieme a quelle attese dal piano di dismissione degli asset detenuti dallo Stato, annunciato nella Nadef, che nell’arco di un triennio (2024-2026) dovrebbe assicurare un introito di circa 20 miliardi (un punto di Pil) da destinare all’abbattimento del rapporto debito/Pil, portandolo al di sotto del 140%. (Quotidiano del Sud)

Poste: la Cisl tra i lavoratori per il Piano Industriale Il piano prevede importanti obiettivi di crescita e trasformazione. Ecco alcuni punti chiave: (Termoli Online)

"Le risorse che potranno essere ottenute dalla realizzazione dell'operazione dipenderanno dall'ammontare della quota che sarà collocata sul mercato. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

A dirlo è il ministro di Economia e Finanze Giancarlo Giorgetti nella sua audizione alla Camera. Ai privati andranno quindi soltanto le quote di minoranza. (Economy Magazine)

Oggi il Tesoro detiene quasi il 65% della società, fra partecipazione diretta (29,3%) e indiretta, tramite la controllata Cassa Depositi e Prestiti (35%). Lo Stato potrà mantenere per un periodo il 51% del capitale di Poste Italiane e, anche quando scenderà fino al 35%, conserverà il controllo del gruppo. (Corriere della Sera)