Privatizzazione di Poste Italiane: un'opportunità da 4,4 miliardi per lo Stato

La privatizzazione di Poste Italiane potrebbe portare nelle casse dello Stato italiano ben 4,4 miliardi di euro. Questa somma corrisponde alla quota del capitale azionario di Poste Italiane detenuta dal Ministero dell'Economia e delle Finanze (Mef), pari al 29,7%.

Il piano di dismissione

Se lo Stato decidesse di collocare l'intero pacchetto sul mercato, le risorse ottenute sarebbero destinate alla riduzione del debito pubblico italiano. Questa operazione rientra nel piano di dismissione degli asset detenuti dallo Stato, annunciato nella Nadef, che prevede un introito di circa 20 miliardi di euro (pari a un punto di Pil) da destinare all'abbattimento del rapporto debito/Pil, portandolo al di sotto del 140% nel triennio 2024-2026.

Le reazioni sindacali

Non tutti vedono di buon occhio questa operazione. Nicola Di Ceglie, segretario nazionale Slc Cgil, ha definito la decisione del governo di dismettere l'intera quota azionaria di Poste in suo possesso una "decisione scellerata". Secondo Di Ceglie, tale decisione non risponde neanche agli obiettivi enunciati dal governo stesso, motivo per cui il sindacato proseguirà ogni azione di contrasto utile a fermare un progetto ritenuto insensato.

Il confronto in provincia di Rieti

La questione è stata oggetto di discussione anche in provincia di Rieti, dove si è tenuto un incontro tra il Presidente della Provincia Roberta Cuneo e i rappresentanti sindacali dei lavoratori di Poste Italiane. Il tema del confronto è stata la proposta contenuta nel DPCM 136 del 25.01.2024, che prevede la privatizzazione di fatto di Poste Italiane attraverso la vendita del 29,6% delle quote oggi in mano al Mef.

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