Un 25 aprile per una riforma intellettuale e morale

il manifesto INTERNO

Il 25 Aprile cade quest’anno in un clima di allarme sui pericoli che minacciano la democrazia in Italia e anche in Europa. Un effetto moltiplicatore è dato dal clima di esasperato bellicismo in cui la guerra in Ucraina e quella in atto nel Medio Oriente hanno fatto precipitare il mondo occidentale. Anzitutto, sembra tramontata l’idea di Europa come area di pace, di distensione e di cooperazione internazionale e anche come soggetto di nuovi rapporti tra Nord e Sud del mondo che facessero giustizia dell’eredità coloniale e post-coloniale, laddove invece stanno oggi ritornando il clima più pesante della “guerra fredda”, i piani generali di riarmo, sino agli irresponsabili appelli ad entrare direttamente in guerra che alcuni vorrebbero fare divenire “senso comune”. (il manifesto)

La notizia riportata su altre testate

Alla fine la morale di questa storia l’ha detta Fiorello, a cui tocca pesare con ironia i fatti per quel che sono: «Questo è il record dei record: il monologo censurato più visto dei monologhi censurati. (Liberoquotidiano.it)

Nato il 24 agosto 1935 a Caporetto, è cresciuto in una famiglia modesta ma felice. (Ultime notizie dall'Italia e dal mondo)

Ci avviciniamo alla data più bella dell’anno, il 25 aprile. La data nella quale le facce dei fascisti di ieri e di oggi si fanno più livide, le loro voci più stridule, il loro imbarazzo e fastidio sempre più evidenti. (Contropiano)

L'Italia non si beve l'allarme fascismo

Come ogni anno, il 25 Aprile è un giorno divisivo. Ci risiamo. (Virgilio)

Bisogna ancora ribadire che l’antifascismo deve essere un sentimento e un valore universale. Essere antifascisti non significa solo essere contro un movimento politico, ma avere sentimenti democratici, antitotalitari e credere in una umanità che può evolvere verso una società di liberi ed eguali. (Il Fatto Quotidiano)

L’opposizione è avvitata in una crisi di identità: Elly Schlein ha subìto la rivolta dei pezzi da novanta del Pd e dopo aver fatto un passo avanti mettendo il suo nome nel simbolo, ne ha fatto mille indietro cancellandolo; Giuseppe Conte parla come l’Azzeccagarbugli manzoniano, passava per strada, è diventato populista, poi progressista, oggi non si sa, è Zelig. (Liberoquotidiano.it)