Palermo, Maria Falcone: un’offesa le nozze del boss a San Domenico

Palermo, Maria Falcone: un’offesa le nozze del boss a San Domenico
Livesicilia.it INTERNO

La reazione della sorella del magistrato ucciso dalla mafia PALERMO – “Per concludere le polemiche sui fatti della cerimonia a San Domenico per la quale sono molto addolorata penso che le nozze d’argento del Boss Lo Presti con la consorte celebrate davanti alla tomba di mio fratello siano state un’offesa nei confronti sia di mio fratello Giovanni che dell’intera città di Palermo”. Così Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso dalla mafia, in una nota diffusa dalla Fondazione Falcone. (Livesicilia.it)

La notizia riportata su altre testate

La figlia del boss Pietro Bruno, storico capo mandamento di Isola delle Femmine e braccio destro di Totò Riina e Bernando Provenzano, ma anche moglie di Salvatore Vetrano, il manager nel settore dei surgelati che ha frodato milioni di euro al Fisco per conto di cosa nostra, è stata interrogata nei giorni scorsi in tribunale. (Il Giornale d'Italia)

La sorella del giudice ucciso da cosa nostra, "Sono indignata" Prima la scarcerazione dopo 12 anni di detenzione, poi – pochi giorni dopo, il 15 aprile scorso – la messa ed i festeggiamenti per le nozze d’argento con la moglie, anche lei condannata per mafia, nella chiesa di San Domenico (BlogSicilia.it)

Indignazione in Sicilia Per Tommaso Lo Presti e sua moglie celebrazione nella Chiesa di San Domenico e poi festa con i neomelodici in villa. Il rettore della basilica: «Non sapevo chi fossero» (LaC news24)

La mafia in Chiesa, le scomuniche ai boss non funzionano

Lui è stato scarcerato da poco dopo anni di detenzione per mafia ed estorsioni, lei pure è stata condannata per mafia. (Open)

Il luogo scelto per il venticinquesimo anniversario è un luogo suggestivo e simbolico, luogo di funerali di Stato come quello per il prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa e dove si trovano anche le spoglie del giudice Giovanni Falcone: la chiesa di San Domenico a Palermo (Today.it)

E non sembrano affatto preoccuparsi dell’anatema di Papa Wojtyla nella Valle dei templi, che ai boss deve sembrare lontano, nonostante sia stato ribadito più volte dai vescovi siciliani, in prima fila l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice. (La Repubblica)