La strage innominabile dei palestinesi | il manifesto

La strage innominabile dei palestinesi | il manifesto
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il manifesto ESTERI

Dagli Stati uniti alla Francia, dall’Italia a Londra e Berlino assistiamo a uno spropositato accanimento repressivo e censorio contro sempre più estesi movimenti collettivi e prese di posizione individuali a favore della causa palestinese. E contro l’invasione israeliana di Gaza. L’intensità del fenomeno ha pochi precedenti. Si reprimono, a suon di manganelli e arresti, manifestazioni e assemblee in numerose università europee e americane, dalla Columbia a Berkeley e Yale, da Firenze e Pisa a Roma e Torino, si annullano inviti e premiazioni, si sospendono insegnamenti, si proibiscono convegni, si respingono ai confini intellettuali ed esponenti politici colpevoli di solidarizzare con i palestinesi (il manifesto)

La notizia riportata su altri giornali

Dovevano scadere ieri a mezzanotte ma sono stati prolungati di 48 ore dopo che gli studenti hanno accettato di smontare "una significativa" parte della tendopoli e di far uscire tutti gli estranei dai recinti di Columbia (Corriere del Ticino)

Cresce la tensione nei campus americani per le proteste pro-palestinesi, che dalla Mela si sono allargate a macchia d'olio a numerosi atenei del paese. (ilGiornale.it)

E' quanto mostrano video girati da studenti in cui si vedono anche poliziotti che spingono a terra manifestanti con le mani legate dietro la schiena. La polizia ha usato i gas lacrimogeni per disperdere una protesta pro-Gaza nel campus della Emory University di Atlanta. (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Give Peace a Chance. Da costa a costa atenei Usa in rivolta

Sidney, manifestanti pro-Palestina montano tende all'Università 24 aprile 2024 (Il Sole 24 ORE)

Usa, continua la protesta pro Palestina alla Columbia University 25 aprile 2024 (Il Sole 24 ORE)

A Grand Army Plaza 3.000 ebrei (fra cui Nan Goldin e Naomi Klein) partecipavano a ad un sit-in nei pressi della residenza di Chuck Schumer, presidente del Senato (la più alta carica istituzionale detenuta da un uomo politico ebreo), che in quel momento stava battendo l’approvazione del decreto. (il manifesto)