Hamas sotto pressione sull’ipotesi di tregua. E strage di civili a Rafah
La vita di Ghaith Abu Raya è durata appena cinque giorni. Quella di Dhifallah Abu Taha solo un anno. I due bimbi sono morti domenica notte assieme ad altre 25 persone in un bombardamento aereo che si è abbattuto sui quartieri di Janeina, Shaboura e Salam di Rafah dove oltre un milione di persone vivono nella paura di una avanzata israeliana. Ieri sera la Protezione civile cercava i dispersi, inghiottiti dalle macerie delle case di due famiglie: Al Khatib e al Khawaja. (il manifesto)
Su altri giornali
Non c'è modo per ora di capire più di quello che suggerisce un Blinken, in genere poco simpatetico, con una frase diretta: la proposta di Israele per un accordo che consenta di riavere fra le braccia i rapiti è «straordinariamente generosa», e la responsabilità di un rifiuto sarà tutta di Hamas (ilGiornale.it)
– Gli insediamenti israeliani illegali sono un ostacolo a una risoluzione pacifica e a una soluzione globale a due stati in Medio Oriente. Lo ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. (Agenzia askanews)
Israele prova a spingere nelle mani di Hamas le sorti della popolazione della Striscia di Gaza ammassata a Rafah, ma poi ci pensa il primo ministro, Benjamin Netanyahu, a irrompere nel dibattito e rischiare di sabotare una possibile intesa per una tregua. (Il Fatto Quotidiano)
Medioriente, Israele aspetta la risposta di Hamas a proposta di cessate il fuoco 30 aprile 2024 (Il Sole 24 ORE)
Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha dichiarato, durante un incontro con i rappresentanti delle famiglie degli ostaggi e delle famiglie, che "l'idea di porre fine alla guerra prima di raggiungere tutti i nostri obiettivi è inaccettabile. (Il Messaggero Veneto)
Fonti diplomatiche dello ‘Stato ebraico’ hanno fatto sapere che la delegazione israeliana non invierà una propria delegazione al Cairo fino a quando Hamas non avrà fornito una risposta all’offerta avanzata nelle scorse ore di una tregua lunga 40 giorni e il rilascio di migliaia di prigionieri palestinesi dalle carceri di tel Aviv in cambio della liberazione degli ultimi 33 ostaggi considerati ancora in vita. (Il Fatto Quotidiano)