Standard&Poor's conferma rating BBB per l'Italia, outlook 'stabile'

Sky Tg24 ECONOMIA

Lo ha comunicato l'agenzia di rating statunitense, che spiega come le misure economiche intraprese per contrastare la crisi dall'Italia, dalla Bce e dall'Unione europea "offrono alle autorità" del nostro Paese "un'opportunità per riavviare la crescita economica". Standard & Poor's ha deciso di mantenere invariato, a BBB, il rating della Repubblica italiana, migliorando però la prospettiva sul merito di credito da 'negativa' a 'stabile'. (Sky Tg24 )

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S&P Global Ratings ha confermato il rating BBB dell'Italia, ma ha migliorato l'outlook da negativo a stabile. La decisione di S&P conferma lo scenario ipotizzato di ritorno dello spread nel range 100/120 punti base entro fine anno", ha concluso Cesarano. (Milano Finanza)

A metà mese ha collocato triennali con rendimento negativo e, per la prima volta nella storia, a cedola zero. Insieme alla possibilità di ridurre il costo del debito, questo rassicura le agenzie di rating". (la Repubblica)

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(Teleborsa) -mantenere, a BBB, e rivede l'outlook da negativo a stabile.Secondo l'agenzia di rating ilitaliano non tornerà ai livelli del 2019 sino al 2023. S&P ritiene infatti che l'Italia che ", le misure economiche adottate per contenere la crisi da parte di Italia, BCE e Unione europea, diano alle autorità italiane un'opportunità per riavviare la crescita economica e per invertire il deterioramento dei risultati di bilancio". (Teleborsa)

Dobbiamo però essere consapevoli che i numeri su cui si basa la nota di aggiornamento del documento di economia e finanza non sono più realistici. La buona notizia è che il piano, il ministro Speranza – perlomeno stando alle informazioni pubblicate venerdì da questo giornale - ce l’ha. (Corriere della Sera)

Al punto che “in assenza di un significativo peggioramento dei costi di finanziamento, l’Italia pagherà meno in termini di costo del debito quest’anno e nel 2021-2023 di quanto abbia pagato nel 2019″. A nostro parere questo impegno permetterà a governo di finanziarsi a tassi nominali di circa lo 0,8% in media contro il 2,5% medio del suo attuale stock di debito”. (Il Fatto Quotidiano)