Poste, quota MEF può valere 4,4 miliardi ma dipende da tempistiche

LA STAMPA Finanza ECONOMIA

Porte Italiane può valere 4,4 miliardi per il MEF. Lo ha spiegato il Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, in audizione dinanzi alle commissioni Bilancio e Trasporti della Camera, facendo il punto sulle privatizzazioni.Le risorse che il Ministero conta di ottenere dalla cessione dipendono dalla quota che deciderà di collocare sul mercato e dalle considerazioni in merito alla necessità di mantenere la maggioranza del capitale. (LA STAMPA Finanza)

Se ne è parlato anche su altri media

Il piano prevede importanti obiettivi di crescita e trasformazione. Ecco alcuni punti chiave: Poste: la Cisl tra i lavoratori per il Piano Industriale (Termoli Online)

Nelle privatizzazione il Mef non cederà mai il controllo. La Nadef 2023 prevede, infatti che la dismissione delle società partecipate dello stato possano generare in tre anni risorse per 20 miliardi di euro, ma non contempla che ci possa essere la cessione del controllo. (Economy Magazine)

“Le parole del ministro Giorgetti attestano, oltre ogni ragionevole dubbio, lo stato di confusione in cui versa il governo riguardo la svendita di Poste Italiane”. “Il piano dell'esecutivo – spiega il dirigente sindacale – di dismettere l'intera quota azionaria di Poste oggi in suo possesso, confermata dal ministro Giorgetti, è una decisione scellerata che non risponde neanche agli obiettivi enunciati, di fronte alla quale proseguiremo ogni azione di contrasto utile a fermare un progetto insensato”. (Collettiva.it)

Laddove si procedesse alla cessione dell'intera partecipazione direttamente detenuta dal Mef, ferme rimanendo le valutazioni che potranno essere effettuate in merito al mantenimento della partecipazione pubblica maggioritaria nel capitale, il controvalore desunto sulla base dei più recenti dati di mercato disponibili potrebbe ammontare a circa 4,4 miliardi". (QUOTIDIANO NAZIONALE)

La privatizzazione, con una variazione dell’assetto azionario di Poste Italiane «non cambia» il ruolo di Poste né la strada tracciata con il nuovo piano strategico al 2028, ha sostenuto l’ad di Poste Italiane, Del Fante, escludendo ricadute sull’azienda Vale 4,4 miliardi la quota del capitale azionario di Poste Italiane detenute dal Mef (29,7%), risorse che – qualora si decidesse di collocare l’intero pacchetto sul mercato – sarebbero destinate alla riduzione del debito pubblico italiano, insieme a quelle attese dal piano di dismissione degli asset detenuti dallo Stato, annunciato nella Nadef, che nell’arco di un triennio (2024-2026) dovrebbe assicurare un introito di circa 20 miliardi (un punto di Pil) da destinare all’abbattimento del rapporto debito/Pil, portandolo al di sotto del 140%. (Quotidiano del Sud)

Oggi il Tesoro detiene quasi il 65% della società, fra partecipazione diretta (29,3%) e indiretta, tramite la controllata Cassa Depositi e Prestiti (35%). Lo Stato potrà mantenere per un periodo il 51% del capitale di Poste Italiane e, anche quando scenderà fino al 35%, conserverà il controllo del gruppo. (Corriere della Sera)