Prometeia: PIL Italia 2020 in calo a -6,5%

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Ipotizzando una lenta e selettiva rimozione dei blocchi produttivi a partire da inizio maggio, Prometeia prevede una contrazione del Pil italiano nel 2020 del 6,5%.

Nel medio periodo l’Italia dovrà convivere con un elevato livello di disavanzo pubblico (di nuovo sotto il 3% solo nel 2022).

L’Italia, con un settore servizi e turismo caratterizzato da piccole e medie imprese, e un settore pubblico con un debito già elevato, rischia di essere tra gli Stati più fragili dalla crisi dal COVID-19.

Così Prometeia nelle previsioni sul PIL dell’Italia ai tempi del COVID-19.

Per Prometeia occorre un forte e tempestivo piano a livello europeo per fronteggiare l’emergenza e rilanciare l’attività economica: non solo sotto il profilo finanziario, ma anche della crescita reale. (Finanzaonline.com)

La notizia riportata su altri giornali

Lo prevede Prometeia, ipotizzando una lenta e selettiva rimozione dei blocchi produttivi a partire da inizio maggio. (askanews) - Pil italiano in caduta del 6,5% nel 2020 a causa dello shock coronavirus. (Yahoo Finanza)

Così il Consiglio nazionale dei commercialisti ha provato a quantificare quanto costa alla nostra economia la chiusura da coronavirus. (la Repubblica)

Lo comunica il Dipartimento del Commercio americano ricordando che nel terzo trimestre il Prodotto interno lordo si era espanso del 2,1%. La crescita è sostenuta dai consumi +1,8% (rivista al rialzo da un +1,7% preliminare), neutralizzata dalla revisione al ribasso della spesa e investimenti pubblici (al +2,5%). (Il Messaggero)

I sindacati chiedono quasi sempre, tranne in casi di conclamata crisi, che l’assegno dell’Inps sia anticipato dalle aziende che hanno sufficiente liquidità. Lì non si era mai andati oltre il 2 per cento di calo del Pil provnciale, qui si andrà molto oltre. (LA NAZIONE)

"L'ello scenario base di Prometeia, l'Italia si ritroverebbe nel 2022 con un livello del Pil ancora al di sotto del livello 2019 di oltre 2 punti percentuali, con un debito sovrano inchiodato al 150%. Non procedere su questa strada rischierebbe di indebolire il progetto europeo, mettendone a rischio il futuro". (la Repubblica)

"Le nostre ultime stime mostrano che il blocco interesserà direttamente settori che rappresentano fino a un terzo del Pil nelle principali economie", ha spiegato Gurria evidenziando come "molte economie finiranno in recessione" e "il solo settore del turismo deve affrontare una riduzione della produzione tra il 50% e il 70%". (Adnkronos)