Venerdì 10 maggio a Reggio Calabria si parlerà dei Bronzi di Riace con il professore Partinico

Venerdì 10 maggio, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione avente come tema “Quando si abusa della credulità popolare?”.
Reggio di Calabria, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura)

Il prossimo 10 maggio sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” ed avente come tema “Quando si abusa della credulità popolare?”. Il nuovo incontro, predisposto dalla associazione reggina, ha registrato la presenza del Professore Riccardo Partinico (Direttore del Laboratorio di Anatomia Archeostatutaria di Reggio Calabria).

Il gradito ospite del sodalizio culturale organizzatore è considerato uno dei massimi esperti di studi anatomici e di preparazione fisica in ambito sportivo e posturale, che da oltre vent’anni studia i corpi delle due statue avvalendosi di fonti storiche, scientifiche ed artistiche, promuovendo la sua ipotesi anatomica in tutto il mondo: al Getty Museum di Los Angeles nel 2010, al Museo di Lussino (Croazia) nel 2019, all’Ambasciata italiana a Tokyo durante le Olimpiadi del 2021, all’Università di Losanna nel 2022 ed in altri importanti siti culturali cittadini e d’Italia. La straordinaria storia dei Bronzi di Riace, le due sculture di provenienza greca, databili al V secolo a.C. e oggi conservate al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, comincia nel mese di agosto del 1972.

Da quella data in poi diverse supposizioni, scuole di pensiero, si sono intrecciate tra di loro, creando un enorme groviglio che allo stato attuale, genera ulteriori domande a riguardo la loro provenienza e la loro esatta identità. In un contesto storico-geografico, inserito nello scenario del “feudalesimo del terzo millennio”, dove location indirizzata nell’alveo del “pensiero unico”, dove annida il restringimento del dibattito, del sano confronto, e si da per scontato e non confutabile le teorie di quella pseudo cultura dominante. La storia si basa su documenti, quindi è materia elastica: il ritrovamento di un atto, una nuova scoperta archeologica, arricchiscono le informazioni precedenti su una determinata opera, periodo o personaggio storico. Nuovi elementi questi che possono anche dare una chiave di lettura diversa da quella precedente, mentre quelle attitudini che ruotano intorno al “pensiero unico” sono da considerarsi come “pseudoscienza”.

A cosa si è assistito nell’arco di tempo di questo mezzo secolo? Quante verità e quante cose celate sulle due figure bronzee? Erano veramente due? O più di due? E quelle pertinenze, quali elmi, lance, spade? Che fine hanno fatto? Insistentemente  si parla di altre di altre scoperte delle quali si sarebbero perse le tracce in quella estate del 1972. Si parla anche poco di quei ragazzini, che secondo alcune fonti sarebbero i veri autori di quella scoperta.

Leggende metropolitane o verità nascoste? Dati certi, invece sono gli studi che continuamente vengono effettuati da studiosi che non hanno la pretesa di essere i depositari della verità assoluta, ma di dare un modesto ma valido contributo culturale, promuovendo così alla messa in opera di nuovi tasselli nell’impalcatura identitaria dei Bronzi di Riace. Dando uno sguardo alle due statue, non bisogna essere degli esperti, ma appare chiaro che non vi è nessuna somiglianza tra i personaggi raffigurati, così come l’atteggiamento che esse assumono. Così come la loro datazione. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi, nel corso della giornata di studi, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”.

La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale organizzatore reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 10 maggio.

Per maggiori informazioni
Ufficio Stampa