Altro rialzo Fed, ma il peggio è passato

ilGiornale.it ECONOMIA

Nel romanzo giallo che la Federal Reserve va scrivendo da mesi si conosce da tempo il colpevole dell'irrigidimento monetario - l'inflazione - ma manca ancora il finale. La suspence è destinata a durare anche dopo il rialzo dei tassi dello 0,25%, deciso ieri, con cui il costo del denaro è stato portato al 4,50-4,75%. È un livello che non si vedeva da 15 anni. Dopo le quattro strette consecutive da tre quarti di punto e il successivo aggiustamento dello 0,50% dello scorso dicembre, grazie al minor surriscaldamento dei prezzi al consumo Eccles Building ha allentato la morsa, ma non ha ancora dato una risposta alla domanda più gettonata sui mercati: quando finirà di stringere le maglie? L'interrogativo resta infatti in sospeso poiché la banca centrale Usa ha fornito poche indicazioni su quali saranno le prossime mosse. (ilGiornale.it)

Ne parlano anche altre fonti

Le cose migliorano, non c’è più lo spettro di una crescita incontrollabile dei prezzi delle materie prime, dell’energia, del cibo. Ora i timori si concentrano soprattutto sul costo del lavoro (Corriere della Sera)

La decisione è stata in linea con le aspettative del mercato. Niente di nuovo sul fronte occidentale. (Scenari Economici)

Le prospettive sull’inflazione sono in miglioramento nella prima metà del 2023, aiutate da effetti base favorevoli e dal calo dei prezzi dei beni. L’analisi di Sonia Meskin, Head of US Macro, BNY Mellon Investment Management Come ampiamente previsto, ieri la Federal Reserve Open Market Committee (FOMC) ha alzato l’intervallo target dei fondi federali di 25 punti base (pb) al 4,50-4,75%. (Start Magazine)

Di conseguenza, il Comitato ha mantenuto invariata la frase chiave del comunicato, che “prevede rialzi in corso nell’intervallo target”. COSA HA DECISO LA FED E COSA HA DETTO POWELL (Start Magazine)

È iniziata la due giorni delle banche centrali, con la mossa della Fed che ha alzato il costo del dollaro di altri 25 punti base, fino al 4,50-4,75%, ai massimi dal 2007. Oggi sarà la volta della Bce, che dovrebbe procedere con una stretta di 50 punti base, portando il tasso di riferimento al 3%. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

In occasione della prima riunione del 2023, la Federal Reserve ha dovuto affrontare priorità contrastanti: come riconoscere i progressi compiuti sul fronte dell’inflazione – e segnalare che i rialzi dei tassi non continueranno all’infinito – pur mantenendo un orientamento sufficientemente restrittivo della politica monetaria e misurato rispetto a un’ampia gamma di asset. (Start Magazine)