Perché il 25 aprile è stato un disastro

Perché il 25 aprile è stato un disastro
Nicola Porro INTERNO

Zuppa di Porro 25 aprile 2024 Resistenza, resistenza, ora e sempre. Fiumi di retorica per il 25 aprile. Vorremmo fare un grande sonno e risvegliarci il 2 maggio. Leggete il direttore della Stampa Malagutti e capite cosa intendo. Ops ieri in radio un giornalista, Giorgio Zanchini, ha chiesto a una ebrea di dichiararsi tale. Può succedere – dico io – nella confusione della diretta, ma quanto sono indulgenti i compagnucci su questa “gaffe”? Condannato a 23 anni Cospito, l’eroe della sinistra. (Nicola Porro)

Su altri media

Ieri in tutta Italia è andato in scena il Coachella dei ProPalestina, dei movimenti transfemministi, dei movimenti per il clima, dei maranza in Duomo, di quelli che urlano al megafono l’augurio che qualcuna venga stuprata «come il 7 ottobre», degli intellettuali col monologo, di quelli con la campagna elettorale personale da portare avanti, di quelli che «bellissima piazza» quando dall’altro lato della strada urlavano «assassini». (La Stampa)

Opera scritta, musicata e accompagnata dalla zelante propaganda dei gazzettieri e dei salonisti del libro. Gli intellettuali, sono loro i responsabili del delitto, l’uccisione della Giornata della Liberazione, hanno lasciato impronte digitali dappertutto. (Liberoquotidiano.it)

A 79 anni dalla Liberazione, gli antifascisti italiani hanno portato in piazza la bandiera palestinese. (ilGiornale.it)

Il finto 25 aprile

Non solo i partigiani delle formazioni comuniste tanto care all'ANPI, ma anche i partigiani cristiani, quelli liberali, anticomunisti, monarchici (tra i quali la medaglia d'oro Edgardo Sogno), senza tralasciare l'importante contributo dato dal Regio Esercito che si era ricostituito a Brindisi e aveva avuto il battesimo del fuoco nella battaglia di Montelungo. (La Pressa)

Uno dei mali della contemporaneità, dell'epoca dei social network e delle idee che si contano sui like, è il rifiuto della complessità: in un mondo in cui la soglia d'attenzione non supera i cinque secondi, non c'è più alcuno spazio per il ragionamento; quello che conta è lo slogan. (Primocanale)

Dopo giorni di accuse alla destra di non dichiarasi antifascista sottolineando come il 25 aprile dovrebbe essere «la festa di tutti gli italiani», la giornata di ieri ha rappresentato al meglio il tentativo di una certa sinistra di farne una data di parte e divisiva. (ilGiornale.it)