Chi c'è in Aura, il consorzio di LVMH per la blockchain di lusso | LaConceria | Il portale dell'area pelle

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Toni Belloni, direttore generale del gruppo LVMH, ha rivelato a WWD che tra questi c’è anche il gruppo Kering

ichemont e Prada formano Aura Blockchain Consortium.

Il Consorzio è aperto a tutti i prodotti di lusso e a tutti i marchi del settore.

Blockchain di lusso. LVMH ha avviato Aura nel 2019.

I player si alleano così per un’unica soluzione blockchain di lusso.

(laconceria.it)

Su altri giornali

La tecnologia offerta – riporta Ansa – permette al consumatore di avere accesso diretto alla storia dei prodotti e alla loro garanzia di autenticità. Si chiama Aura Blockchain Consortium ed è “aperta a tutti i marchi del lusso a livello mondiale, per garantire ai consumatori maggiore trasparenza e tracciabilità” spiega una nota. (Primaonline)

Sulla piattaforma blockchain le informazioni saranno memorizzate in modo da non essere modificate, manomesse o violate. (Pambianconews)

L’industria del lusso crea pezzi senza tempo e deve garantire che questi standard rigorosi durino e rimangano in mani affidabili. L’ultima novità, però, arriva proprio in questi giorni e vuole rivoluzionare l’industria del lusso e il modo in cui si parla di tutela del marchio. (Forbes Italia)

Toni Belloni, Direttore Generale Delegato di LVMH: “Aura Blockchain Consortium è una grande opportunità per il nostro settore, per rafforzare il rapporto con i clienti offrendo loro soluzioni semplici per conoscere meglio i nostri prodotti. (Data Manager Online)

Il sistema tecnologico, si legge in una nota, è costituito da una blockchain privata multi-nodale ed è protetto dalla tecnologia ConsenSys e da Microsoft. Nasce dall’alleanza di tre tra i principali marchi globali del lusso Aura Blockchain Consortium, che si pone l’obiettivo di dare ai consumatori la possibilità di avere accesso diretto alla storia dei prodotti e alla loro garanzia di autenticità. (CorCom)

A Palazzo Madama Iv, Forza Italia e FdI 'attaccano' le parole del garante M5s Alla Camera prima e al Senato poi, il caso del video 'irrompe' in Aula. (Yahoo Notizie)