A Bologna Tutto l’amore che posso” di Elisabetta Pieragostini

in scena il racconto del riscatto delle donne. Giovedì 11 aprile 2024, alle 18:30, al Grand Hotel Majestic
Bologna, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura)



 

 

Giovedì 11 aprile, alle 18:30, al Grand Hotel Majestic (già Baglioni) di Bologna sarà in scena “Tutto l’amore che posso”  di Elisabetta Pieragostini: il racconto di una dirompente rivoluzione al femminile nata dal dolore e dalla perdita.

 

 

 A volte è necessario morire e rinascere. Ogni abbandono, con gli insulti e le scorie che lascia sulla pelle e fin dentro le viscere, non è altro che l'origine faticosa di un'esistenza in lotta per ricominciare e farsi nuova. È il lietmotiv di "Tutta la vita che posso" (Giraldi Editore) intenso romanzo, storia vorticosa e delicata capace di attraversare con profondità e spessore narrativo, il tradimento e il dolore della perdita. 

 L' ansia di ricomporre un amore spezzato e la tenacia di riguadagnare il gusto d'appartenersi pienamente, di riassaporare una libertà ormai sconosciuta. Sono i poli opposti di un originale itinerario d’emancipazione che sarà protagonista giovedì 11 aprile alle ore 18:30 al Grand Hotel Majestic (già Baglioni), in via dell’Indipendenza 8 a Bologna. Nell’occasione, l’autrice, Elisabetta Pieragostini, dialogherà con la salottiera d’Italia Patrizia Finucci Gallo per mettere a nudo la dirompente umanità di un avvincente pink novel psicologico.  La voce narrante acuta e monologante di questa esemplare prova letteraria,  oltre a scrutare una ferita soggettiva sembra rivolgersi a tutte le donne in lotta per riconquistare un’autonomia e una dignità sotto attacco. Un impegno che Elisabetta Pieragostini incarna non soltanto con l’invenzione letteraria ma anche intuendo l’intimo legame tra letteratura e società, tra industria e umanesimo.  La scrittura e il fare impresa- sostiene la scrittrice ed imprenditrice marchigiana - sono per me facce della stessa medaglia, con al centro sempre l'uomo e le sue interdipendenze.

 Cresciuta in un ambiente fortemente maschile, nel suolificio di famiglia - nelle Marche - ho subito sulla mia pelle la disparità di trattamento legata al genere. Per questo, quando divento CEO di DAMI adotto una leadership orientata all'inclusione, alla socialità, alla cooperazione e all'empatia, consapevole che le imprese possono contribuire alla costruzione di un futuro in cui la transizione ecologica, la responsabilità sociale e la solidarietà umana si combinano. Per me ciò significa immaginare sempre la favola migliore che possiamo attenderci, nella finzione letteraria come nella vita quotidiana". 

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