Sedici letti nella camerata, la luce lassù dalla finestra. «Restinco come un carcere»

Sedici letti nella camerata, la luce lassù dalla finestra. «Restinco come un carcere»
lecce.corriere.it INTERNO

Il Centro di permanenza per i rimpatri di Restinco ha un muro di cinta color giallo malconcio. È in aperta campagna, tra Brindisi e San Vito dei Normanni, monitorato da telecamere di sorveglianza e forze armate. Pino Perlangeli esce dal cancello e viene verso il piazzale scuotendo la testa: «No, non è quello che pensavo di trovare lì dentro, è peggio», dice stringendo le labbra. Perlangeli è un medico. (lecce.corriere.it)

Ne parlano anche altre fonti

Gli episodi di violenza nel Cpr (Centro di permanenza per il rimpatrio) di via Corelli a Milano sono continuati anche dopo l’inchiesta della Procura che aveva portato al commissariamento della struttura, gestita dalla società La Martinina. (La Repubblica)

Circa 500 persone “trattenute”, in otto centri gestiti da privati. La visita di “monitoraggio” è stata effettuata in 8 Cpr: Gradisca d’Isonzo (Gorizia), Macomer (Nuoro), Milano, Roma, Palazzo San Gervasio (Potenza), Bari, Restinco (Brindisi), Caltanissetta. (il Fatto Nisseno)

Dalla somministrazione “massiccia” di psicofarmaci ai tentativi di suicidio “minimizzati dagli enti gestori, in gran parte privati, come mere simulazioni”, alle tracce e segni di autolesionismo riscontrati tra i migranti reclusi. (Il Fatto Quotidiano)

500 vite rinchiuse nei CPR tra psicofarmaci e violazione dei diritti

Fino a un anno e mezzo di detenzione senza avere commesso nessun reato, ma solo un’irregolarità amministrativa. Somministrazione massiccia e sistematica di psicofarmaci. Impossibilità di fatto per i “trattenuti” di far valere i propri diritti, dalla difesa alla salute. (Avvenire)

Gli episodi nel centro di permanenza per il rimpatrio, commissariato da dicembre, sarebbero avvenuti tra il 10 e il 18 febbraio scorso, raccontano Riccardo Tromba, presidente del Naga, e Nicola Cocco medico della rete “Mai più Lager” (TGR Lombardia)

«Luoghi di vera a propria “detenzione” in cui le persone sono “detenute” senza aver commesso alcun reato e con l’unico scopo – per lo più irrealizzabile, di fatto e di diritto, e irrealizzato – di essere rimpatriate, mentre non vedono garantiti i diritti previsti per i detenuti nelle carceri italiane». (Nigrizia.it)