Prometeia, pil dell'Italia a -6,5% nel 2020. Rimbalzo nel 2021 (+3,3%)

Milano Finanza ECONOMIA

Nel frattempo nell'Eurozona il pil 2020 è visto a -5,1% e del 2021 a +3,4%.

Nel 2021 e 2022 la crescita globale sarà, rispettivamente, del 4,6% e 3,3%, dopo il -1,6% nel 2020.

Prometeia stima per il 2020 un pil dell'Italia in calo del 6,5%, ipotizzando una lenta e selezionata rimozione dei blocchi anti-contagio a partire da inizio maggio.

Non procedere su questa strada rischierebbe di indebolire il progetto europeo, mettendone a rischio il futuro", conclude Prometeia. (Milano Finanza)

Ne parlano anche altri media

L'indice PCE core ha registrato un +1,3% contro il +1,2% precedente. (Teleborsa) - L'economia americana si conferma in crescita del 2,1% nel 4° trimestre del 2019, in linea con le attese degli analisti e con la lettura precedente. (Il Messaggero)

"Le nostre ultime stime mostrano che il blocco interesserà direttamente settori che rappresentano fino a un terzo del Pil nelle principali economie", ha spiegato Gurria evidenziando come "molte economie finiranno in recessione" e "il solo settore del turismo deve affrontare una riduzione della produzione tra il 50% e il 70%". (Adnkronos)

Le attività economiche per le quali è rimasto consentito il pieno svolgimento avevano invece contribuito per il restante 42,19%. Per ogni mese di lockdown la potenziale perdita del Pil è tra gli 85 e 100 miliardi. (Corriere della Sera)

Così il Consiglio nazionale dei commercialisti ha provato a quantificare quanto costa alla nostra economia la chiusura da coronavirus. (la Repubblica)

Il PIL degli Stati Uniti, rilevato con riferimento al 4° trimestre del 2019 è avanzato del 2,1%, come si può osservare sul nostro Calendario Economico. Il dato si è confrontato con le attese degli analisti, che non avevano previsto alcuna variazione rispetto al precedente 2,1%. (Money.it)

L’alternativa è il ricorso al sistema bancario, che potrebbe a sua volta anticipare la cassa, salvo rivalersi successivamente sull’Inps. I sindacati chiedono quasi sempre, tranne in casi di conclamata crisi, che l’assegno dell’Inps sia anticipato dalle aziende che hanno sufficiente liquidità. (LA NAZIONE)