Mediobanca: la salita di Del Vecchio mescola le carte. Mediolanum pronta a vendere

Money.it ECONOMIA

Da un certo punto di vista, insomma, le mosse di Del Vecchio hanno creato dell’instabilità in Mediobanca.

Mediolanum contro Del Vecchio. Ad oggi Del Vecchio non ha ancora rivelato i suoi progetti su Mediobanca, né ha chiesto formalmente alla BCE di poter salire al 20% della società.

Ad esprimere disappunto nei confronti di un’ipotetica scalata di Del Vecchio è stata soprattutto Banca Mediolanum, ormai praticamente pronta a fare i bagagli. (Money.it)

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Di conseguenza, il Consiglio ha deliberato una svalutazione di circa 67 milioni del valore di iscrizione delle azioni sopracitate. “Ci teniamo più flessibili e liberi per decidere di uscire se le cose prendessero una piega che non ci piace”, commenta Massimo Doris. (We Wealth)

Conseguentemente, il Consiglio di Amministrazione procederà, nel bilancio consolidato del Gruppo al 31 dicembre 2019, ad una riduzione di circa euro 67 milioni del valore di iscrizione delle n° 29.095.110 azioni (3,28% del capitale sociale) detenute in Mediobanca (Investire Oggi)

Per poi aprire il capitolo dedicato al fondatore di Luxottica e alle sue mire su Mediobanca. Ma quello che sta andando in scena è vero e proprio scontro veneto sugli assetti azionari di Mediobanca, il celebre istituto milanese di piazzetta Cuccia che custodisce, tra le altre cose, il pacchetto più cospicuo di azioni Generali. (Il Gazzettino)

L’amministratore delegato Massimo Doris ha spiegato che "se Del Vecchio decidesse di salire oltre il 10% supererebbe la quota del patto e diventare voto determinante in assemblea. La scalata di Leonardo Del Vecchio , che detiene circa il 10 per cento del capitale di Piazzetta Cuccia, con la possibilità che la quota si alzi ulteriormente, fa sì che gli altri soci di Mediobanca stiano valutando di andarsene. (Advisoronline)

Ieri sera, a Borsa chiusa, Banca Mediolanum ha infatti annunciato la riclassificazione della partecipazione pari al 3,28% detenuta nell'ex salotto buono della finanza italiana. E per Piazza Affari e non solo sarebbe una rivoluzione visto che a Piazzetta Cuccia fa capo il 13% di Generali, una delle «cassaforti» del debito pubblico italiano. (ilGiornale.it)

Il riferimento è all’uscita di scena di UniCredit (che lo scorso novembre ha ceduto l’intera quota dell’8,4%) e alla contemporanea ascesa di Leonardo Del Vecchio, oggi primo azionista con il 9,9%. In caso di rottura il movimento ribassista acquisirebbe ulteriore energia, prospettando un test dei minimi allineati di giugno e agosto a 8,15/8,20. (Investire Oggi)