Lo spettro dell'agitatore esterno

Jacobin Italia ESTERI

All'indomani dell'attacco alle università Usa, media e politici hanno rinnovato la tradizione della caccia al provocatore venuto da fuori: lo usarono anche contro Martin Luther King. Ma gli attivisti nomadi che fanno da ponte tra diverse lotte sono una costante nella storia dei movimenti In questi giorni, gli agitatori esterni sono ovunque. Secondo politici, commissari di polizia, amministratori universitari e giornalisti mainstream, si annidano in ogni campus in cui si resiste al genocidio in atto a Gaza, soprattutto negli accampamenti di solidarietà. (Jacobin Italia)

Su altre testate

A cura di Valerio Papadia 4 (Fanpage.it)

L'azione è degli attivisti della Rete Studentesca per la Palestina, che affermano: "Aderiamo alla chiamata internazionale dell'intifada studentesca. Anche Napoli si unisce alle proteste di tutto il mondo". (La Repubblica)

La polizia ha sgomberato l'accampamento di manifestanti filo-palestinesi alla George Washington University di Washington Dc, poche ore dopo che molti manifestanti avevano lasciato il poso e avevano marciato verso la casa della preside Ellen Granberg. (Tiscali Notizie)

Studenti della Sapienza piantano le tende: «Chiediamo incontro con la rettrice»

Mentre la tensione aumenta anche in altre università americane, è importante chiedersi dove sia il limite tra libertà di espressione e garanzia di sicurezza, e quanto il diritto al dissenso oggi sia in pericolo, soprattutto quando si tratta di giovani e di proteste nelle università, come abbiamo visto anche in Italia nelle ultime settimane. (Vanity Fair Italia)

Gli studenti universitari di New York contro la guerra in Palestina Per gli studenti barricati all'interno di vari edifici e che vivono in tende piantate nei cortili delle università, la questione di come nutrirsi è fondamentale. (Gambero Rosso)

Gli studenti ribadiscono le loro richieste: «Ciò che vogliamo è il boicottaggio accademico - dicono - chiediamo l'interruzione di tutti gli accordi con il regime sionista e con l'industria di guerra. «Mesi di agitazione e mobilitazione non hanno scalfito la posizione della rettrice Antonella Polimeni che continua a rifiutare un incontro pubblico, sfuggendo al dialogo con le studente». (Il Sole 24 ORE)