L'ombra della crisi sul Primo Maggio: salari stagnanti e sicurezza sul lavoro in Italia

Il Primo Maggio, giorno della festa dei lavoratori, è un'occasione per riflettere sulla situazione economica e sociale in Italia. Dal 1991 al 2022, i salari in Italia sono cresciuti solo dell'1%, un dato che sottolinea la gravità della situazione attuale.

Il costo della vita moderna

Considerando l'aumento dei prezzi al consumo e l'esigenza di rispondere ai bisogni imposti dalla contemporaneità (come i telefonini, internet o gli abbonamenti a varie piattaforme), emerge un quadro preoccupante. Questa situazione pone una domanda semplice ma cruciale: come facciamo a sopravvivere?

Cambiamenti nella vita collettiva

Ogni aspetto della vita collettiva si è modificato in modo da deprimere quella che un tempo era la prosperosa borghesia italiana. Un esempio è il cambiamento nel potere d'acquisto relativo ai salari: un tempo, si diceva che l'automobile che una persona poteva permettersi era tarata sul valore dei propri dieci stipendi. Oggi, questa proporzione non sembra più sostenibile.

Il Primo Maggio: tra tradizioni e sfide

Il Primo Maggio è un’occasione per tentare pensieri lunghi: tempo e felicità, oltre un salario degno. Ci sono tante cose che si ripetono il 1° maggio: il caffè al bar Elena in piazza Vittorio a Torino prima di mettersi in marcia, le manovre con la camionetta e la disposizione dello spezzone, il soundcheck, i canti, gli abbracci, le bandiere. Ogni tanto c’è qualche tensione, altre volte per fortuna no. Un anno c’è il sole, l’anno dopo la pioggia.

Il decreto del Governo Meloni

Ultimamente un altro fatto si ripete: un decreto del Governo Meloni che si chiama “lavoro”, ma quando va male è contro i lavoratori, quando va meglio è pura propaganda. Il decreto “Primo Maggio” illude e delude. I sindacati: “Servono misure strutturali, basta bonus”.

La crisi italiana in numeri

Ci sono quattro numeri che raccontano la crisi italiana. Il primo: circa trecentocinquanta morti sul lavoro nei primi quattro mesi dell’anno. Circa tre al giorno, in media con il 2023. Il secondo: i salari in Italia sono tra i più bassi dell’Unione. Non è un fenomeno dell’ultimo anno e mezzo, non può dunque certo essere attribuito a questo governo, che però non riesce a cambiare la tendenza nonostante annunci e bonus.

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