Assoluzione di Marzia Corini, un lungo viaggio giudiziario

Dopo un iter processuale lungo nove anni, la prima sezione della Corte d’assise d’appello del tribunale di Milano ha stabilito che l’anestesista 59enne Marzia Corini non uccise il fratello malato terminale Marco Valerio con una dose di sedativo. La sentenza è stata pronunciata con la formula "il fatto non sussiste".

Il processo

Marzia Corini, medico anestesista di 59 anni, era accusata di aver ucciso quasi 9 anni fa, il 25 settembre 2015, il fratello Marco Valerio, malato terminale di cancro, con un'iniezione di Midazolam. La donna era stata condannata, poi assolta e in terzo grado l'annullamento con rinvio per un altro processo e, infine, oggi di nuovo assolta.

La sentenza

I giudici della Corte d’assise d’appello di Milano hanno assolto Marzia Corini dall’accusa di aver ucciso il fratello Marco Valerio. La procuratrice generale Francesca Nanni aveva chiesto una condanna a 14 anni e due mesi.

Le parole del legale

“Aver dichiarato il fatto insussistente significa eliminare ogni ombra nel comportamento di una sorella che ha avuto il solo merito di assistere il fratello nel momento del trapasso e di evitargli le sofferenze che la morta gli stava comportando in ragione delle patologie tumorali che aveva”, ha detto Vittorio Manes, legale Corini.

Riflessioni sul sistema giudiziario

La sentenza ha suscitato riflessioni sul sistema giudiziario. "Il sistema è sbagliato, non si può prendere la vita di una persona per otto, nove anni", ha commentato Marzia Corini dopo la sentenza. Queste parole sottolineano la necessità di un cambiamento nel sistema giudiziario, in modo da evitare che processi lunghi e complessi possano avere un impatto così profondo sulla vita delle persone coinvolte.

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