Il Papa e la "messa in latino", battaglia di oltre mezzo secolo

Dal Motu Proprio Summorum Pontificum, nonostante le difficoltà e le resistenze, la Chiesa ha intrapreso un cammino di riforma liturgica e spirituale che, seppur lento, è irreversibile

Il nuovo Ordo è stato promulgato perché si sostituisse all’antico, dopo matura deliberazione, in seguito alle istanze del Concilio Vaticano II.

Non diversamente il nostro santo Predecessore Pio V aveva reso obbligatorio il Messale riformato sotto la sua autorità, in seguito al Concilio Tridentino. (Agenzia askanews)

La notizia riportata su altre testate

L'arcivescovo Mario Delpini: «Vicino a tutti i soggetti coin È don Emanuele Tempesta, vicario parrocchiale a Busto Garolfo, nel Milanese. (La Verità)

Motu proprio datae “Ecclesia Dei”, 2 luglio 1988: AAS 80 (1998) 1495-1498; BENEDETTO XVI, Litt. (SettimanaNews)

Con il Motu Proprio “Traditiones custodes” egli afferma infatti che le celebrazioni del Rito Romano sono quelle indicate da Paolo VI e Giovanni Paolo II “in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II”. (AsiaNews)

Il contenuto del nuovo Motu Proprio conferma, in larga parte, quanto era già stato sin qui anticipato da molteplici fonti. Cari Amici,. ciò che temevamo è purtroppo accaduto: il Motu Proprio restrittivo del Summorum Pontificum è stato pubblicato, insieme ad una Lettera di accompagnamento. (Corrispondenza romana)

(askanews) - La 'messa in latino', liberalizzata da Benedetto XVI nel 2007, oggi tornata rigorosamente eccezionale per volontà di Francesco, è un tema, apparentemente tecnico, che affonda le radici nel Concilio vaticano II e, a distanza di oltre mezzo secolo, surriscalda gli animi nella Chiesa più di una finale degli europei. (Yahoo Notizie)

A stabilirlo è il Papa nel Motu Proprio, che abroga «le norme, istruzioni, concessioni e consuetudini precedenti, che risultino non conformi» con il Motu Proprio stesso. La riforma liturgica, infatti, «ha la sua espressione più alta nel Messale Romano, pubblicato in editio typica da san Paolo VI e riveduto da san Giovanni Paolo II. (Diocesi di MIlano)