Infarto e ischemia cardiaca, svolta per la terapia da un nuovo anticorpo monoclonale

Promuovere l’innovazione transfrontaliera nella cura delle malattie cardiovascolari è appunto l’obiettivo principale del progetto transfrontaliero INCardio, che ha consolidato il progetto e unisce una trentina di ricercatori impegnati nel settore

A fronte della pressione sociale e sanitaria esercitata da queste malattie, i farmaci che utilizziamo per curare i pazienti affetti da patologia cardiaca sono piuttosto datati. (Nurse Times)

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Sono però più difficili da preparare e utilizzare, oltre che più costosi, e per questo complicati da traslare dagli studi sperimentali ai pazienti". In Italia si spendono oltre 20 miliardi di euro all'anno per la cura di queste malattie. (Giornale di Sicilia)

Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte in tutto il mondo, oltre a causare la principale fonte di spesa sanitaria. In Italia si spendono oltre 20 miliardi di euro all’anno per la cura di queste malattie. (Tecnomedicina)

Un nuovo studio pubblicato su Nature Communications ha dimostrato l’efficacia di un nuovo farmaco biologico, un anticorpo monoclonale capace di bloccare la fibrosi e proteggere il muscolo cardiaco dopo un infarto del miocardio. (Trieste News)

La stragrande maggioranza delle terapie ad oggi approvate sono piccole molecole chimiche che generalmente hanno un unico bersaglio, bloccano ad esempio l’azione di un enzima o di un recettore. In Italia, ad esempio si stimano oltre 20 miliardi di euro di costi annui per la cura di queste malattie. (Università degli studi di Trieste)

A fronte della pressione sociale e sanitaria esercitata da queste malattie, i farmaci che utilizziamo per curare i pazienti affetti da patologia cardiaca sono piuttosto datati. Una nuova ricerca pubblicata su Nature Communications [1] ha dimostrato l’efficacia di un nuovo farmaco biologico, un anticorpo monoclonale capace di bloccare la fibrosi e proteggere il muscolo cardiaco dopo un infarto del miocardio. (insalutenews)

Infatti, da un lato riduce la deposizione del tessuto fibroso che limita la funzione di pompa del cuore e, dall’altro, alimenta la sopravvivenza delle cellule muscolari cardiache. Ne hanno approfondito gli aspetti i ricercatori dell’Università di Trieste e di Zagabria, insieme a cui ha collaborato un team di cardiochirurghi di Innsbruck. (Sky Tg24 )