Coppie gay e figli, Manfredi e gli altri sindaci

Non si arresta l'iniziativa dei sindaci progressisti sulle trascrizioni dei figli delle coppie omogenitoriali. Il primo cittadino di Napoli Gaetano Manfredi ha nuovamente sentito, questa sera, i colleghi Beppe Sala (Milano), Roberto Gualtieri (Roma), Dario Nardella (Firenze), Matteo Lepore (Bologna) e Stefano Lo Russo (Torino). Manfredi aveva già detto che «c'è un vuoto normativo che va assolutamente colmato: quando si discute dei diritti dei bambini, è necessario provvedere con una legge che li garantisca. (napoli.corriere.it)

Se ne è parlato anche su altri giornali

Sulle trascrizioni dei figli delle coppie gay i sindaci tirano dritto: per il momento non si fermeranno. Cinque punti per dire che anche Firenze è pronta a riprendere le iscrizioni dei bambini che risiedono territorio comunale e che sono figli di coppie omogenitoriali. (LA NAZIONE)

"Nell’attesa di una legge, noi Sindaci ribadiamo la volontà di agire collettivamente nell’esclusivo interesse dei minori, procedendo alla trascrizione integrale dei certificati di nascita costituiti all’estero con due mamme, non riconducibili a una gestazione per altri": è quanto affermano in una dichiarazione congiunta i sindaci di 7 grandi città. (Fanpage.it)

Ma, iniziative organizzate che vedono protagonista il centrosinistra, si levano voci critiche anche nel centrodestra, come quella del sindaco leghista di Treviso, Mario Conte, presidente dell'Anci Veneto. (l'Adige)

L'evento in agenda per il 12 maggio. Le associazioni Lgbt apprezzano: “Qualsiasi iniziativa è utile”. I radicali incalzano: “Registrino comunque i piccoli all’anagrafe” (La Repubblica)

Parole della copresidente del gruppo dei Verdi/Ale nel Parlamento Europeo, la tedesca Terry Reintke, durante una conferenza stampa insieme al sindaco di Milano Giuseppe Sala in visita al Parlamento Europeo per chiedere aiuto contro lo stop alle registrazioni dei figli di coppie omogenitoriali da parte di alcuni Comuni in Italia. (L'Espresso)

Ma il protagonismo dei sindaci progressisti delle grandi città è un fatto politico. Quello è un vecchio film, con svariati e inutili remake nel corso della Seconda Repubblica, e nessuno intende girarlo di nuovo. (la Repubblica)