Trento, giovani kosovari preparavano attentato in Italia. Quegli immigrati di seconda generazione ammaliati dall’Isis

Proprio come in questo specifico fatto che coinvolge i due giovani kosovari.

Negli anni, i due giovani kosovari avrebbero intrapreso un percorso di radicalizzazione mosso dalla propaganda jihadista sul web.

Una situazione che esigerebbe misure urgenti, una stretta radicale sull’immigrazione, e un maggior controllo sui soggetti allogeni e sui giovani immigrati di seconda o terza generazione

Immigrati di seconda generazione. (Il Primato Nazionale)

Ne parlano anche altre fonti

E via via si è accostato all’ideologia dello Stato Islamico condividendone attività e finalità arrivando al giuramento attraverso un canale virtuale” “Individuando l’attività sul canale Instagram della persona fermata, abbiamo ricostruito il percorso di radicalizzazione – ribadisce il generale Angelosanto -. (LAPRESSE)

È di queste ore la notizia dell'inchiesta in Trentino da parte dei Ros dei Carabinieri di una giovane coppia, marito (ora ai domiciliari) e moglie, entrambi nati in Italia, che secondo gli inquirenti stavano progettando un attentato ispirato dallo Stato Islamico. (la Repubblica)

(clicca qui per vedere il video del loro addestramento). Dopo la brillante operazione dei carabinieri del Ros sono arrivati prontamente i ringraziamenti del presidente Maurzio Fugatti e dell’assessore all’istruzione Mirko Bisesti. (la VOCE del TRENTINO)

Il giudice, evidentemente, ha ritenuto non vi fosse tale pericolo ma la questione posta da Ambrosi è senz'altro fondata. I due infatti, sono stati fermati in una straordinaria operazione dai Carabinieri del Ros, ma solo uno dei due è agli arresti domiciliari, l’altra è tornata tranquillamente in libertà". (il Dolomiti)

“Una miscela che – ha precisato il comandante del Ros, il generale Pasquale Angelosanto – che è paragonabile a circa 280-300 grammi di tritolo. La stessa sostanza – ha ricordato il generale – che fu usata per l’attentato del 2009 alla caserma Santa Barbara di Milano (RadioSienaTv)

Secondo i piani criminosi, dopo aver commesso l’attentato, i due si sarebbero dovuti recare in Africa per unirsi alla predetta organizzazione terroristica. Nel corso dell’operazione, sono state eseguite alcune perquisizioni che hanno consentito di sequestrare materiale informatico e prodotti chimici – precursori per la fabbricazione di ordigni esplosivi – consegnati al Raggruppamento Investigazioni Scientifiche per gli accertamenti tecnici (il Fatto Nisseno)