L'esempio di Condorelli, l'imprenditore che denuncia il pizzo e fa arrestare 40 persone

Ne parlai con mia moglie Serena e andai subito dai carabinieri”.

Altrimenti il male non sarà mai sradicato e noi costringeremo i nostri figli a muoversi in una realtà sempre peggiore”.

Condorelli, che ha denunciato il pizzo, dice di non aver avuto mai dubbi: con mia moglie, “vogliamo solo fare vivere i nostri due figli di 14 e 15 anni in una terra senza mafia, senza soprusi”.

Richiamarono 10 minuti dopo: ‘L’hai capito che ti facciamo saltare?’ Lo dissi a mio padre: ‘Io vado dai carabinieri’. (neXt Quotidiano)

Se ne è parlato anche su altri media

Trovando però una forte opposizione: “Ho già denunciato nel 1988 e c’è stato anche un processo”, racconta il titolare, Giuseppe Condorelli. È stato due anni fa, sono andato subito a denunciare, finora ne avevo solo parlato con mia moglie, neanche i nostri figli sapevano nulla. (Il Fatto Quotidiano)

Il boss risponde così: «Non è che non vuole pagare, non ha mai pagato.». L’interlocutore chiede a Licciardello: «Ma perché Condorelli non vuole pagare?». (La Stampa)

A quel punto è partita una lunga inchiesta fatta di diverse intercettazioni telefoniche In Sicilia l’azienda di torroncini Condorelli è una vera e propria istituzione. (CheNews.it)

"Il gesto di Giuseppe Condorelli e della sua azienda che denuncia un fatto cancrenoso per quanto riguarda la Sicilia, facendo arrestare quaranta persone, è un fatto che non può non farmi esprimere personalmente tutta la mia vicinanza a lui e non per la reciproca collaborazione lavorativa che abbiamo avuto per anni e anni, ma come persona,come amico che è stato sempre in prima fila per combattere questo modo di pensare così osceno". (CataniaToday)

La giustizia a volte può essere un cammino lungo e tortuoso ma il gusto che lascia nel cuore è il più dolce di tutti L’industria dolciaria siciliana Condorelli, regina dei torroncini, resiste alle ripetute richieste di pizzo e contribuisce all’arresto di 40 mafiosi. (Younipa - il blog dell'Università degli Studi di Palermo)

Gli investigatori hanno accertato che la cosca mafiosa utilizzava anche come nascondiglio per la marijuana il cimitero monumentale di Paternò Certo c’è sempre l’alea, soprattutto quando si ha una famiglia: Ma se si vuole estirpare questa malapianta non c’è che una strada: la denuncia». (Il Sole 24 ORE)