Le ceneri del baby-boss Sibillo nell'altare della Madonna. I carabinieri rimuovono tutto, tensioni e urla

Nell'altarino dell'androne di via Santissimi Filippo e Giacomo 26, enclave della famiglia camorristica Sibillo al centro storico, non c'erano soltanto foto e un busto con le fattezze del baby boss Emanuele Sibillo e la scritta "Sibillo Regna" , ucciso nel 2015 poco più che ventenne.

C'era custodita anche l'urna funeraria con le ceneri del baby boss.

Secondo gli inquirenti una vera e propria "strategia della tensione" adottata dai clan per sollecitare l'intervento delle forze dell'ordine e della Procura ai danni dei rivali. (Fanpage.it)

Se ne è parlato anche su altri media

Tra le accuse, associazione di tipo mafioso, estorsione, ricettazione, spaccio di sostanze stupefacenti, sfruttamento della prostituzione Napoli, colpo al clan Sibillo: 21 arresti. (La Repubblica)

Le intercettazioni danno la dimensione del clima di violenza attraverso il quale costringevano i commercianti a pagare il ‘pizzo’. TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE: Napoli, pizzo ogni settimana al clan Sibillo. (Cronache della Campania)

Era proprio davanti a quell'altarino che poi venivano fatte le richieste estorsive del clan: pagare ed essere lasciati in pace. Sequestrati nell'operazione anche tutti gli oggetti presenti nel palazzo e riconducibili al clan, tra cui il busto che riproduceva il volto di Emanuele Sibillo (Fanpage.it)

Questo è Emanuele Sibillo, il capo della paranza dei bambini ucciso ad appena venti anni in un agguato di camorra. in foto: Emanuele Sibillo durante il corso di giornalismo. (Fanpage.it)

Nei Decumani sono perfettamente visibili, sui muri, le scritte inneggianti il clan e il simbolo del ‘baby boss’ ucciso, “ES17” I carabinieri stanno rimuovendo anche i “simboli della venerazione” disseminati lungo i Decumani di Napoli dopo l’omicidio di Emanuele Sibillo. (Internapoli)

In un caso, come testimoniato dalle indagini che oggi hanno portato all'esecuzione di 21 arresti di altrettanti affiliati al clan Sibillo, un commerciante vittima di estorsione è stato trascinato davanti all'altare, realizzato all'interno di un palazzo in vico Santi Filippo e Giacomo soprannominato "il palazzo della buonanima", e lì costretto a inginocchiarsi e a riconoscere il potere e la supremazia del gruppo. (ROMA on line)