Il campione diventato paladino No vax, la parabola triste di Djokovic

Ormai che gli piaccia o no è visto come il paladino dei no vax, il ribelle di una causa sostenuta solo da una - rumorosa - minoranza in tutto il pianeta.

Ci saranno proteste, tafferugli, divisioni, o semplicemente Djokovic camminerà mostrato a dito, con addosso lo stigma del cattivo maestro?

Eppure fino a qualche giorno fa il presidente serbo aveva detto con fierezza: «Djokovic è la Serbia».

Forse Djokovic, che al «tifo contro» è abituato, deciderà di cavalcare l’onda

La domanda che deve porsi ora Novak Djokovic è: ne è valsa la pena?

(La Stampa)

La notizia riportata su altri giornali

Più che nella sezione “sport”, una volta ancora il nome di Novak Djokovic è comparso in quella relativa alla cronaca. Pure questo è un record ma non siamo sicuri del fatto che sia qualcosa di cui Nole possa vantarsi (Ticinonline)

Paolo Bertolucci, ex tennista, è intervenuto a Radio Punto Nuovo nel corso di Punto Nuovo Sport Show. Qualche giorno fa hanno messo a ferro e fuoco le Champs-Élysées perché i francesi quando devono protestare agiscono con i fatti (AreaNapoli.it)

Djokovic è brillante, è attento, è preparato, se così non fosse non sarebbe riuscito a rincorrere e acchiappare due fuoriclasse assoluti del tennis come Federer e Nadal. Un conto è vincere 20 slam, impresa già fuori portata per un atleta di grande livello, un altro è farlo mentre in teoria non hai lo spazio per riuscirci, mentre il campo è occupato da due che sbranano ogni punto, ogni torneo e si sono già divisi tutto quello che conta nel tuo sport (La Stampa)

Il non vaccinato Djokovic era certo la sua potenza sportiva mediatica ed economica gli dovesse spalancare ogni porta e confine. Qui ha perso la sua partita: il governo australiano (ogni altro governo decente avrebbe fatto la stessa cosa) quasi sicuramente lo espellerà. (Blitz quotidiano)

Parliamo di brand del calibro di Lacoste, Head, Asics, Peugeot, Hublot, Ukg, e la banca Australiana ANZ. Cosa ne pensano gli sponsor delle dichiarazioni del tennista? (IlNapolista)

Un traguardo che, dopo Rod Laver nel 1969, è sfuggito a tutti i più grandi. Paradossalmente, però, quella sconfitta ha permesso al sempre molto discusso Djokovic di conseguire un risultato che – per lui - sembrava ancora più difficile: essere finalmente amato dal grande pubblico, che quella sera gli tributò un’ovazione che lo commosse. (Corriere della Sera)