Giorgia Meloni e Matteo Salvini contro i regimi totalitari ma non antifascisti: i post per la Liberazione

Nel giorno della Festa della Liberazione, la premier Giorgia Meloni e il vice premier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini hanno affidato a dei post i loro pensieri sulle celebrazioni, nei quali dichiarano la loro avversione ai regimi totalitari senza mai però utilizzare il termine “antifascista”. Il post di Giorgia Meloni per la Festa della Liberazione Le parole di Matteo Salvini contro i regimi totalitari Il governo “antifascista” Il post di Giorgia Meloni per la Festa della Liberazione “Nel giorno in cui l’Italia celebra la Liberazione, che con la fine del fascismo pose le basi per il ritorno della democrazia, ribadiamo la nostra avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari”. (Virgilio Notizie)

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Tema tornato al centro dell’attenzione ieri, quando per celebrare il 25 Aprile, il capo dello Stato ha scelto il borgo medievale dell’Aretino raso al suolo e ricostruito dopo la morte di 244 civili. Cipriano Bonechi aveva solo 8 anni e mezzo quando i tedeschi gli uccisero il padre il 29 giugno 1944. (LA NAZIONE)

Il ricordo dei nostri cari, che la mattina del 29 giugno 1944 furono strappati per sempre da questa terra e dalle loro famiglie dalla ferocia nazifascista, è sempre vivido nel cuore di tutti noi. (LA NAZIONE)

Non ne parla esplicitamente, ma è scontato che Mattarella consideri surreali le dispute sul 25 aprile, sempre le solite. Ma come? È ancora necessario dire che nell’antifascismo c’era la premessa alla pacificazione e alla partecipazione politica, concetti il cui apice sta nella Carta costituzionale? Nessuno ricorda che nel 1946, mentre il clima post-liberazione si trascinava confuso e violento e molti reclamavano giustizia sommaria, per riconciliarci fu varata (dal ministro comunista Togliatti) un’amnistia che estingueva le pene ai fascisti? E davvero qualcuno chiede l’abolizione di quella festa? Il capo dello Stato: a Civitella: con le censure la propaganda fascista negava l’innegabile (Corriere della Sera)

Mattarella: "Il 25 aprile è per l'Italia una ricorrenza fondante"

Sergio Mattarella si spende il suo 25 aprile per una contundente lezione di storia che non lascia alcuno spazio ai revisionismi. Un regime "disumano" che "negava l'innegabile" attraverso una strettissima censura dei giornali, che "non conosceva la pietà", che educava i bambini "all'obbedienza cieca ed assoluta". (Tiscali Notizie)

«Intorno all’antifascismo è doverosa l’unità popolare, senza compromettere d’altra parte la varietà e la ricchezza della comunità nazionale, il pluralismo sociale e politico, la libera e mutevole articolazione delle maggioranze e delle minoranze nel gioco democratico». (il manifesto)

"Il 25 aprile è per l'Italia una ricorrenza fondante: la festa della pace, della libertà ritrovata, e del ritorno nel novero delle nazioni democratiche. Quella pace e quella libertà, che - trovando radici nella resistenza di un popolo contro la barbarie nazifascista - hanno prodotto la Costituzione repubblicana, in cui tutti possono riconoscersi, e che rappresenta garanzia di democrazia e di giustizia, di saldo diniego di ogni forma o principio di autoritarismo o totalitarismo". (La Stampa)