La chiusura del padiglione israeliano non è bastata: alla Biennale la protesta “contro il genocidio”. Contestati anche Germania e Usa

Non se l’aspettava nessuno, anche se se lo aspettavano tutti. La chiusura “fino al cessate il fuoco” decisa da artisti e curatori del padiglione israeliano alla Biennale di Venezia, comunicata ieri, all’anteprima stampa, non pare sia bastata a placare le contestazioni intorno alla presenza di Israele all’evento, anzi. Questa mattina, secondo giorno di apertura su invito, e primo di inaugurazioni dei padiglioni nazionali, intorno alle 11 circa 500 persone si sono radunate davanti ai padiglioni di Israele e Stati Uniti ai Giardini di Biennale – si trovano uno accanto all’altro – per un’azione di protesta che è tra le più forti che la kermesse veneziana abbia conosciuto negli ultimi decenni. (Il Fatto Quotidiano)

Ne parlano anche altre fonti

VENEZIA. A innescare l'incendio, la decisione che sulla carta avrebbe dovuto spegnere ogni polemica, vale a dire quella presa dagli artisti israeliani di … (La Stampa)

Nessun boicottaggio: alla base c’è la scelta dell’artista espositrice, Ruth Patir. “Apriremo la mostra quando sarà raggiunto un cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi” recita il cartello … (Il Fatto Quotidiano)

Luca Beatrice 18 aprile 2024 (Liberoquotidiano.it)

L'arte è sempre politica e la politica passa anche dall'arte. La prova è alla Biennale di Venezia dove - fra proteste, opere esposte e scelte curatoriali - i Padiglioni nazionali diventano la cartina di tornasole della geopolitica. (ilGiornale.it)

Così come quella, altrettanto sociale, dell’augurio e del saluto, che comprende ora, dopo l’inizio dei bombardamenti russi nel febbraio del 2022, “passa una notte tranquilla”. La pratica, tradizionale del ricamo e della tessitura collettiva, che era stata abbandonata con l’urbanizzazione, è tornata al centro della vita di molte persone. (Il Giornale dell'Umbria – il giornale on line dell'Umbria)

Alla fine, a chiuderlo è stata la stessa artista e le sue curatrici: tutte israeliane. Parliamo del Padiglione di Israele, su cui si era appuntata l’attenzione dell’intero sistema dell’arte internazionale e del mondo della cultura in seguito all’appello, lanciato da Art Not Genocide Alliance (ANGA) e firmato da migliaia di artisti e intellettuali di tutto il mondo (tra gli altri, Nan Goldin e Martin Parr), che ne chiedevano a gran voce l’esclusione in conseguenza della scellerata guerra assassina di Netanyahu contro la popolazione inerme di Gaza, seguita a sua volta all’orrendo massacro di ragazzi e civili israeliani da parte di Hamas il 7 ottobre 2023 (qua e qua avevamo documentato le voci favorevoli e contrarie al boicottaggio). (Artuu)