Il comandante del reggimento Azov: «Ci hanno ordinato di fermare la difesa di Mariupol»

Dalla nostra inviata Zaporizhzhia - In un nuovo video il comandante del reggimento Azov ha dichiarato che tutti i civili e militari ucraini gravemente feriti sono stati evacuati dalle acciaierie Azovstal e ha fatto riferimento a uno “scambio”.

E che si attende la loro sepoltura

Questo dopo aver ricordato come “l’alta dirigenza militare abbia emesso un ordine per fermare la difesa di Mariupol e preservare la vita e la salute dei militari della guarnigione”. (Corriere TV)

Ne parlano anche altre fonti

I difensori di Azovstal hanno ricevuto da Kiev l’ordine di smettere di combattere. Lo ha annunciato in un videomessaggio il comandante del battaglione Azov Denys Prokopenko ancora nell’acciaieria dopo che, secondo Mosca, circa in duemila si sono arresi. (Il Fatto Quotidiano)

Kalina è vivo, "risorto" o meglio mai morto, a meno che non si tratti di un'improbabile controfigura In fondo, per i russi Kalina deve apparire una sorta di fantasma. (ilGiornale.it)

Sono le parole del portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenko, citato dall’agenzia russa Tass. Nei giorni scorsi, i media russi avevano annunciato la resa del vicecomandante del battaglione Azov, Sviatoslav Kalina Palamar, che successivamente ha smentito la notizia pubblicando un video dall’interno dell’acciaieria (Open)

Lo ha dichiarato in un messaggio video il comandante del reggimento Azov, Denys Prokopenko, apparso con una fasciatura al braccio. ''Abbiamo risposto all'ordine di Kiev di non continuare la resistenza per salvare delle vite'', ha spiegato Prokopenko dicendo di essere ''riusciti a evacuare i civili e chi era gravemente ferito e necessitava di aiuto'' (Adnkronos)

"Il primo processo in Ucraina contro un criminale di guerra russo è già iniziato - ha affermato il presidente ucraino -. Nel suo messaggio il presidente ucraino ha detto che nella regione "gli occupanti stanno cercando di aumentare la pressione. (Tiscali Notizie)

di James Hill*. Il fotografo vincitore di Pulitzer e World press photo commenta la testimonianza di Dmytro Kozatskyi: «Sia chi scattava, sia chi era davanti all'obiettivo sapeva che il mondo potrebbe non rivederli più. (Sette del Corriere della Sera)