Regeni, il racconto di Ballerini (legale famiglia): “Depistaggi iniziati subito

“Sono stata fermata in aeroporto al Cairo dalla National Security Agency quando sono andata in Egitto a prendere un fascicolo.

A raccontarlo l’avvocato Alessandra Ballerini, legale della famiglia Regeni, nel corso della prima udienza del processo in Corte d’assise a Roma per l’omicidio di Giulio Regeni.

Sono stata trattenuta, portata in un ufficio dove si sa che le persone spariscono.

Gli è stata inflitta la tortura: Giulio non muore di torture ma per la torsione del collo

E sono stata poi espulsa senza sapere il perché”. (Il Fatto Quotidiano)

La notizia riportata su altri media

Se è vero che portare la ricerca della verità sulle responsabilità dell'omicidio di Giulio Regeni sin qui, in un'aula di Corte di Assise, è stato complesso e, diciamolo, insperato, e se la notizia che la Presidenza del Consiglio dei ministri e la famiglia di Giulio saranno insieme parti civili nel processo è una premessa carica di un formidabile significato e peso politici, processuali, e simbolici, è altrettanto vero che la partita è tutt'altro che chiusa (La Repubblica)

Il giudice dovrà utilizzare tutti gli strumenti, compresa una nuova rogatoria con l'Egitto, per rendere effettiva e non solo presunta la conoscenza agli imputati del procedimento a loro carico. Si riparte quindi dall'udienza preliminare. (Corriere TV)

La decisione è legata all’assenza in aula degli imputati, nodo affrontato nella prima udienza. Gli atti del processo agli 007 egiziani accusati di avere sequestrato e ucciso Giulio Regeni devono tornare al gup . (Gazzetta di Parma)

Da parte loro per 5 anni c’è stata una volontaria sottrazione, vogliono fuggire dal processo. Si è tenuta oggi, 14 ottobre, la prima udienza del processo a carico di quattro 007 egiziani accusati di avere sequestrato, torturato e ucciso il ricercatore Giulio Regeni nel febbraio del 2016. (Open)

Il processo ai quattro 007 egiziani, accusati del sequestro e della morte di Giulio Regeni, è venuto meno perché a parere della corte d’assise di Roma “il decreto che disponeva il giudizio era stato notificato agli imputati comunque non presenti all’udienza preliminare mediante consegna di copia dell’atto ai difensori di ufficio nominati, sul presupposto che si fossero sottratti volontariamente alla conoscenza di atti del procedimento”. (L'HuffPost)

Non c’è la prova che i quattro imputati – tutti esponenti dei servizi di sicurezza egiziani – siano a conoscenza del processo aperto in Italia a loro carico. Il primo processo sul sequestro, la tortura e l’omicidio di Giulio Regeni neanche inizia che già deve ricominciare. (Il Fatto Quotidiano)