Un anno dopo il ritiro, rivincita di Biden a Kabul

In questa fase sono venuti alla luce con chiarezza i punti di forza e le fragilità della politica estera condotta dall’Amministrazione Biden.

Non è stato così e Biden lo ha rivendicato davanti all’opinione pubblica mondiale, raccontando di un blitz pianificato da sei mesi.

Tuttavia in quelle settimane tumultuose Biden aveva assicurato che il rientro delle truppe non avrebbe compromesso «la sicurezza degli Stati Uniti». (Corriere della Sera)

La notizia riportata su altri media

L’uccisione del leader di Al Qaida, mette in evidenza Biden, dimostra la determinazione degli Stati Uniti a colpire i leader terroristici. I talebani ritengono invece che siano stati gli Stati Uniti ad aver violato gli accordi con il raid (Il Sole 24 ORE)

Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa, ritiene che gli americani potrebbero essere stati imbeccati pure da Islamabad, in rotta di collisione con i taleban Prima di aprile, le ali della Cia potrebbero aver ascoltato conversazioni telefoniche riservate fra membri di al-Qaeda disattenti alla sicurezza e vicini al leader, carpendo informazioni preziose. (Avvenire)

Il 1° luglio, Biden è stato informato su un'operazione proposta nella Situation Room della Casa Bianca da membri del suo gabinetto, incluso il direttore della CIA William Burn. Un lavoro che i servizi segreti statunitensi hanno definito "attento, paziente e persistente" e che non si è mai fermato dal 2011, anno in cui fu ucciso il fondatore di Al Qaeda, Osama bin Laden. (Fanpage.it)

Questi proiettili a lame rotanti sarebbero frutto di un’alta tecnologia americana, i cui ingegneri forse si sono ispirati a Goldrake, e servirebbero a limitare le vittime collaterali, com’è avvenuto nel caso specifico. (Piccole Note)

America-Cina Il Punto | La newsletter del Corriere della Sera Martedì 2 agosto 2022. Ayman e Osama, la coppia del terrore di MICHELE FARINA. Ci sono figure che restano nella mente sotto decenni di polvere e clandestinità. (Corriere della Sera)

Il personaggio Al Zawahiri è stato un ideologo importante, per anni è stato un numero due di grande peso spingendo per la linea internazionalista del jihadismo. Ora lo scettro potrebbe passare ad un altro egiziano, Seif al-Adel, un veterano della prima ora, molto esperto ma con un punto debole. (Corriere della Sera)