Omicidio Vannini, le motivazioni della Cassazione Bis: "I Ciontoli non fecero nulla"

La Suprema corte afferma che gli imputati “accettarono” la morte di Vannini “all’esito di un infausto bilanciamento tra il bene della vita del giovane e l’obiettivo avuto di mira, ovvero evitare che emergesse la verità su quanto realmente accaduto”

Nei loro confronti l’accusa è di concorso anomalo in omicidio volontario.

I giudici avevano ratificato anche la condanna a 9 anni e 4 mesi ai figli di Ciontoli , Martina e Federico e alla moglie Maria Pezzillo. (TerzoBinario.it)

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Lo scrivono nero su bianco i giudici della Cassazione nelle 62 pagine delle motivazioni della sentenza di condanna della famiglia Ciontoli. Per loro tutta la famiglia Ciontoli la sera tra il 17 e il 18 maggio 2015 era consapevole “della presenza del proiettile ancora nel corpo di Vannini” (LE IENE)

Per i giudici, inoltre, Ciontoli «omise prima, e per un tempo apprezzabile, di chiamare i soccorsi. Si adoperò per “cancellare le tracce di sangue, a lavare il bagno, spostando dal luogo del ferimento Vannini, nonché a rivestirlo con indumenti non suoi» (Open)

Redazione@mi-lorenteggio.com. gus Lo dice l’assessore alla Sicurezza, Polizia locale e Immigrazione di Regione Lombardia, Riccardo De Corato, commentando la sentenza del Consiglio di Stato sul capannone che fungeva da moschea a Cantù (Como). (MI-LORENTEGGIO.COM.)

Ciontoli minimizzò l'accaduto. Antonio Ciontoli come "militare appartenente alla Marina militare e successivamente distaccato ai Servizi segreti, detentore di armi da fuoco e autore dello sparo, ha gestito in maniera autoritaria l'incidente e ha da subito minimizzato l'accaduto, tentando di rassicurare i familiari con spiegazioni poco credibili", si legge ancora nelle motivazioni della sentenza. (RomaToday)

Omicidio Vannini, i genitori di Marco al cimitero: «In questa storia non ci sono vincitori ma solo vinti» Lunedì 19 Luglio 2021, 13:42. La Cassazione ha pubblicato le motivazioni della condanna a 14 anni per Antonio Ciontoli, accusato di omicidio volontario con dolo eventuale per la morte di Marco Vannini, il 21enne ucciso da un colpo di pistola nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 mentre era a casa della fidanzata a Ladispoli, sul litorale romano. (ilmessaggero.it)

La sentenza d’Appello confermava quanto emesso in sentenza dal Tribunale di Lamezia Terme in primo grado a febbraio 2018. Secondo la difesa, Menniti «ancorché sindaco e come tale datore di lavoro non era affatto a conoscenza dell’ordine di servizio affisso nella casa comunale, il quale elencava le attività lavorative da svolgere con conseguenti nomi dei lavoratori adibiti alle stesse, firmato dall’allora Responsabile dell’ufficio dei servizi del Personale, il signor Giuseppe Mastroianni. (Corriere della Calabria)