La mappa delle basi Usa e Nato in Medio Oriente, ecco i possibili obiettivi dell'Iran in caso di escalation

Basi militari note e altre segrete, installazioni logistiche e soldati sul campo per addestrare forze locali: è molto articolata la presenza delle truppe statunitensi e occidentali in Medio Oriente che potrebbero finire nel mirino di Teheran e delle milizie alleate. Basi Usa e Nato, dove si trovano A cominciare dalle basi in Iraq e Siria, che già hanno dovuto fare i conti con la reazione all'offensiva militare israeliana nella Striscia di Gaza scatenata all'indomani delle stragi del 7 ottobre compiute da Hamas (ilmessaggero.it)

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L’attuale svolgimento del conflitto in Medio Oriente sembra evidenziare atteggiamenti da parte dei governi poco maturi. In realtà, le questioni sul tappeto non sono da poco Nel corso di una lezione universitaria, uno studente mediorientale ha commentato l’attualità politica della sua terra: «A volte mi sembra che vi siano atteggiamenti infantili. (Città Nuova)

È finita qui? Difficile dirlo, perché la risposta dipende da una serie di partite che i contendenti stanno giocando e che solo in parte sono collegate ai risvolti militari. Nell’anno della seconda sfida con Donald Trump, Biden non vuole passare per il presidente che abbandona Israele ma nemmeno per quello che asseconda gli istinti sanguinari di Netanyahu e di un Governo dominato (anche prima del 7 ottobre e dei massacri di Hamas) da un manipolo di estremisti. (L'Eco di Bergamo)

Mimmo Srour ospite di Grandangolo: Il Capoluogo torna a parlare della guerra in Medio Oriente. Lo scenario della crisi israelo-palestinese è ancor più instabile dopo l'inserimento dell'Iran. Esperto di politiche mediorientali, Mimmo Srour, è tornato negli studi di Grandangolo per fare il punto sulla crisi israelo-palestinese. (Il Capoluogo)

Tensioni internazionali: cosa dobbiamo aspettarci nelle prossime settimane

Come c’era da immaginarsi, la risposta israeliana all’Iran non si è fatta aspettare, una azione limitata, rapida è precisa. Accompagnata da una manipolazione mediatica, secondo cui gli Usa hanno accettato il piano israeliano per invadere Rafah in cambio della promessa di non attaccare l’Iran, l’inganno è fatto, e forse concertato fra le parti interessate. (Contropiano)

E adesso cosa succede? Il conflitto in Medio Oriente si allarga. Esplosioni anche in Siria. (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Assolutamente sì. Un attacco via terra era completamente da escludere. Non vi erano, e non vi sono, le condizioni, prima di tutto, per ragioni geografiche. Un primo approfondimento condotto dall’israeliano Institute for National Security Studies, un think tank affiliato all’Università di Tel Aviv, assai accreditato negli ambienti internazionali che si occupano di geopolitica e di sicurezza, ha subito stimato come ben 85 tonnellate di esplosivo siano state lanciate verso Israele non solo dal territorio iraniano, ma anche dallo Yemen, dalla Siria e dall’Iraq. (ilGiornale.it)