Addio a Piergiorgio Bellocchio, l'ultimo intellettuale del Novecento letterario

Con Piergiorgio Bellocchio se ne va l’ultimo baluardo del nostro Novecento letterario italiano.

Intellettuale impegnato, Bellocchio fondò la rivista I quaderni piacentini che diresse fino alla chiusura, avvenuta nel 1984.

Quella di Piergiorgio Bellocchio era una forma di critica morale, che si concentrava soprattutto sugli autori in ombra, i vinti, i falliti

Piergiorgio Bellocchio: le opere. Come narratore Bellocchio esordì con tre racconti I piacevoli servi, usciti nel 1966 nella collana Mondadori Il Tornasole diretta da Vittorio Sereni (Sololibri.net)

Su altri media

Satire e saggi (Scheiwiller) e Diario 1985-1993 (con Alfonso Berardinelli, Quodlibet, 2010). Il film è stato presentato agli Special Screenings del Festival di Cannes (Corriere della Sera)

Nelle rare fotografie appare preoccupato, serio, sotto il lume della severità; di solito Piergiorgio Bellocchio veniva inscatolato nella didascalia «fratello del regista Marco». Nelle note pubblicate qua e là, rinvenibili in rete, di Piergiorgio Bellocchio si dice di tutto, tranne l'importante. (ilGiornale.it)

Il premio già in quegli anni si era trasferito nel capoluogo empolese Aveva 90 anni ed è deceduto nella sua Piacenza, la città in cui fondò la rivista di politica e cultura Quaderni Piacentini. (gonews)

Il film è stato presentato agli Special Screenings del Festival di Cannes Nel 2020 Quodlibet ha pubblicato la raccolta Un seme di umanità. (Gazzetta di Parma)

Piergiorgio Bellocchio è stato un intellettuale tra i più influenti e al tempo stesso più appartati del proprio tempo. Solo una suggestione, anche se Bellocchio non si è mai spostato da Piacenza, dove vive in un anonimo condominio anni Sessanta. (doppiozero)

Satire e saggi (Scheiwiller, 2007) e Diario 1985-1993 (con Alfonso Berardinelli), Quodlibet, 2010 Nel marzo del 1962, quindi sessant’anni fa, aveva fondato la rivista trimestrale «Quaderni Piacentini» con il sottotitolo «a cura dei giovani della sinistra», il cui primo numero uscì tirato in ciclostile. (La Gazzetta del Mezzogiorno)