Il boss dei Casalesi Francesco Sandokan Schiavone si è pentito: dopo 26 anni collabora con la giustizia

LA NOTIZIA INTERNO

Sandokan, così era soprannominato e conosciuto, si è pentito. Il boss dei Casalesi, Francesco Schiavone, è detenuto al 41 bis da 26 anni e ora si è pentito. La notizia è stata riportata dal quotidiano Cronache di Caserta: il 70enne fu arrestato nel 1998 e dopo tutto questo tempo ha deciso per un cambio radicale, diventando collaboratore di giustizia. Sandokan è detenuto al 41 bis dopo la condanna nel maxi processo Spartacus: oggi è malato di cancro e da poco è stato trasferito nel carcere de L’Aquila. (LA NOTIZIA)

Ne parlano anche altri giornali

Era uno degli "irriducibili". All'età di 70 anni, si è pentito il boss dei Casalesi Francesco Schiavone. Soprannominato Sandokan, è considerato uno dei fondatori della sanguinaria camorra della provincia di Caserta (Today.it)

Detenuto in regime di 41bis, agli inizi di marzo è stato trasferito dal carcere di Parma in quello dell’Aquila per via delle sue condizioni di salute, essendo malato di tumore dal 2018. (PUPIA)

Il pentimento del boss, anticipato da un quotidiano locale, Cronache di Caserta, è confermato all'Agi da fonti degli inquirenti. Uomini delle forze dell'ordine avrebbero già proposto a parenti del capoclan di entrare nel programma di protezione. (Liberoquotidiano.it)

Da quanto si apprende, in questi giorni le forze dell'ordine si sono recate a Casal di Principe per proporre al figlio Ivanhoe e agli altri parenti del capoclan - in carcere da 26 anni – di entrare nel programma di protezione, a conferma della volontà di Sandokan di collaborare con la Dda di Napoli. (L'Unione Sarda.it)

Dopo 26 anni in carcere, ha deciso di collaborare con la giustizia. Il capoclan è malato di tumore (LAPRESSE)

E' un clan senza testa. Il pentimento di Francesco Schiavone, Sandokan, è quello che si può definire il colpo definitivo al clan dei casalesi, o meglio ad una generazione criminale che ha segnato col sangue un territorio per più di cinquant'anni. (La Repubblica)