Morto Boniperti, lo juventino più juventino di tutti: «Qui vincere è l’unica cosa che conta»

Corriere della Sera INTERNO

Inaspettatamente il più ostico era Zoff, che arrivava a fine sessione, quando Boniperti era provato e ripeteva solo, di fronte a ogni proposta «No, non basta».

Qui vincere non è importante, è la sola cosa».

Quel Charles che quando Boniperti annunciò il suo ritiro disse solamente, commosso, «Io non credere»

«Qui bisogna vincere, non c’è storia.

La famosa filosofia della Juve fu così definita nel libro che Boniperti, con Enrica Speroni, dedicò al racconto della sua vita. (Corriere della Sera)

Se ne è parlato anche su altri giornali

Ci volevano impegno e applicazione, perché non poteva essere semplicemente un gioco se muoveva così tanti quattrini e smuoveva sentimenti così profondi nelle persone L’eredità del presidentissimo non è andata perduta, è stata tramandata nel tempo come un vero dna societario. (Tuttosport)

Gli azzurri domenica alle 18.00 all’Olimpico contro i gallesi avranno il lutto al braccio, per omaggiare una leggenda del calcio nostrano Richiesta accolta. (Calcio News 24)

Il mondo del calcio e della Juventus piange e ricorda l’icona Giampiero Boniperti. vedi letture. Una giornata di quelle che indimenticabili. Perché Giampiero Boniperti amava la Juve immensamente (TUTTO mercato WEB)

Aggrappato a quel motto che lo ha reso celebre ("vincere è l’unica cosa che conta"), Boniperti ha costruito intorno alla sua Juve il mito di una squadra inossidabile, cattiva, affamata di vittoria e di potere. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Giampiero Boniperti, su suggerimento di uno suo collaboratore, fece propria la famosa frase: «Non è importante vincere, è l’unica cosa che conta», che diventò la didascalia alle imprese calcistiche della Juventus, una specie di timbro di fabbrica Da sempre attribuita a lui, in realtà è di Vince Lombardi allenatore di football americano. (IlNapolista)

Parole che hanno accompagnato ogni vittoria bianconera e che sono diventate un marchio di fabbrica dei tifosi della Vecchia Signora. La storia racconta che gli fu suggerita da Piero Bianco, responsabile delle relazioni esterne della Juventus dal 1988 al 1994. (LaPresse)