Torture e violenze sui minorenni al Beccaria: arrestati 13 agenti

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Terremoto al carcere minorile Cesare Beccaria di Milano. Tredici agenti della penitenziaria sono stati arrestati all’alba di lunedì 22 aprile, altri otto dipendenti dello stesso corpo di polizia - all’epoca dei fatti tutti in servizio in via dei Calchi Taeggi - sono invece stati sospesi dal servizio. Le misure, eseguite dalla squadra mobile e dalla stessa penitenziaria, sono scattate in seguito a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip di Milano Stefania Donadeo su richiesta della pm Rosaria Stagnaro. (MilanoToday.it)

Ne parlano anche altre testate

– Per non lasciare segni delle violenze sui corpi dei giovani detenuti, gli agenti della polizia penitenziaria indagati utilizzavano anche sacchetti di sabbia per colpirli. E i ragazzi (le vittime sono una dozzina) sarebbero arrivati a "darsi pizzicotti per provocarsi dei lividi" proprio per lasciare una traccia in corrispondenza delle parti del corpo dove avevano subito lesioni. (IL GIORNO)

Il cappellano del carcere minorile: "Non abbiamo fatto finta di niente" (LAPRESSE)

A cura di Giorgia Venturini Sono 13 gli agenti di polizia penitenziaria del carcere minorile "Beccaria" di Milano arrestati nella mattinata di oggi lunedì 22 aprile con l'accusa a vario titolo di essere responsabili di maltrattamenti e di abusi sessuali. (Fanpage.it)

Beccaria, don Rigoldi: "Ragazzi lamentavano violenze da tempo" “I ragazzi si erano lamentati delle violenze della polizia? Sì, diverse volte, se ne è parlato e se ne è discusso molto attivamente. Non abbiamo fatto finta di niente, l’intervento è stato più personale e non di tipo penale”. (Repubblica TV)

La misura della sospensione dall’esercizio di pubblici uffici è stata disposta nei confronti di altri 8 agenti. MILANO – Un’ordinanza di custodia cautelare è stata eseguita dalla polizia nei confronti di 13 agenti della Polizia Penitenziaria, 12 dei quali tuttora in servizio presso l’Istituto penale minorile “Cesare Beccaria” di Milano, accusati a vario titolo di maltrattamenti, concorso in tortura, e una tentata violenza sessuale nei confronti di un detenuto. (Livesicilia.it)

Le relazioni di servizio "sistemate" attestavano azioni di contenimento, per bloccare ragazzi aggressivi. Nelle conversazioni intercettate parlavano di "schiaffi paterni", botte "educative" a detenuti che "se le sono meritate", si vantavano per "mazzate" e "palate" anche con metodi che permettevano di "non lasciare un segno addosso". (IL GIORNO)