Anche Sandokan si è pentito, se vuole può terremotare tutto

Domani INTERNO

«Ha usato il lievito madre di Sandokan». In questa frase è contenuto l’intero potere del clan dei Casalesi, la capacità di segnare la crescita o il detrimento di un imprenditore, di un professionista o di un politico. E questo potere per anni è stato nelle mani di Francesco Schiavone, detto Sandokan per la somiglianza all’attore Kabir Bedi, e ora ufficialmente collaboratore di giustizia. Le parole sono state pronunciate da sua moglie Giuseppina Nappa e raccontano bene il dominio del capo del clan dei Casalesi e la possibilità di decidere ascese e cadute. (Domani)

Ne parlano anche altre fonti

Parla il magistrato “Sinceramente voglio godermi la notizia così com’è senza dietrologie. (L'Unità)

Buongiorno. Così Roberto Saviano (qui un suo intervento video) commenta il «pentimento» di Francesco Schiavone, detto «Sandokan», il boss dei Casalesi in carcere dal 1998 e, notizia confermata ieri, ora collaboratore di giustizia (alcuni suoi familiari, per segnalare la presa di distanza dalla decisione, hanno rifiutato il programma di protezione). (Corriere della Sera)

Quanto offrirà alla giustizia il suo pentimento, lo misureranno i giudici, domani. (la Repubblica)

“Ora che Francesco ‘Sandokan’ Schiavone si è pentito vogliamo sapere la verità su mio fratello Salvatore, sui mandanti del suo omicidio. E credo che Schiavone sappia la verità”. Lo dice all’ANSA Gennaro Nuvoletta, fratello di Salvatore, il carabiniere ucciso nel 1982 a soli 20 anni dai Casalesi che volevano vendicarsi della morte di un loro esponente, Mario Schiavone, cugino di Sandokan, ucciso nel corso di un conflitto a fuoco con i carabinieri in un giorno peraltro in cui Salvatore Nuvoletta non era in servizio. (Internapoli)

Carcere a vita. “Dopo la lettura del dispositivo chiese di intervenire ma non è consentito farlo in quei momenti e glielo vietammo, si agitava e chiudemmo il videocollegamento dal carcere dove era detenuto”, ricorda Raffaello Magi, già giudice a latere della Corte di Assise del maxi processo Sparatacus al clan dei Casalesi, oggi presidente di una sezione penale della Corte di Cassazione. (La Repubblica)

Napoli — Gomorra, ultimo atto. «Lo faccio per la mia famiglia», dice l’uomo rivolgendosi ai magistrati. E aggiunge: «Sono stato un mafioso, non solo un camorrista». (La Repubblica)