Covid-19: la vitamina D è davvero efficace contro la malattia?

FocusTECH SALUTE

La relazione tra popolazione, vitamina D e Covid-19. David Meltzer, economista della salute e professore di medicina all’Università di Chicago ha iniziato a condurre ricerche sulla vitamina D proprio all’inizio della pandemia, concentrandosi sulla popolazione settentrionale degli Stati Uniti.

Sin quasi dall’inizio della pandemia di Covid-19, si è iniziato ad ipotizzare che la vitamina D potesse essere correlata con un certo sviluppo della malattia o che addirittura potesse proteggerci dal contrarre l’infezione. (FocusTECH)

Ne parlano anche altre fonti

Questo è un segnale che la retina potrebbe essere carente di rodopsina, che ha tra i suoi componenti proprio la vitamina A. Anche la pelle secca e screpolata è uno dei sintomi più evidenti della mancanza di questa vitamina. (Proiezioni di Borsa)

Se notiamo uno di questi segnali, consideriamo la possibilità’ di consultare un medico per un esame del sangue della vitamina D Secondo uno studio del 2018, le persone con disturbi del sonno, che assumevano integratori di vitamina D, miglioravano la qualità del riposo notturno. (Proiezioni di Borsa)

L’obiettivo principale dello studio è quello di trovare la relazione tra la vitamina D, la sua presenza nel corpo e i comportamenti di ricerca di raggi UV e oppiacei. Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche, il trattamento di vitamina D può offrire una nuova prospettiva per ridurre il disturbo da dipendenza oppiacei e rafforzare i trattamenti esistenti sul mercato (Infinity News)

La vitamina D è una vitamina liposolubile (si scioglie nei grassi) endogena, ovvero sintetizzata direttamente dal nostro organismo, soprattutto per effetto dei raggi UV. In questo delicato momento, in cui siamo stati tutti chiusi in casa per settimane e mesi, se dovessimo dosare la vitamina D nel sangue ne saremmo quasi tutti carenti e io personalmente lo riscontro con i miei pazienti. (Il Piccolo)

La carenza di vitamina D può portare all’aumento del rischio di dipendenza da oppiacei e raggi UV. Confrontando i normali topi da laboratorio con topi con carenza di vitamina D, i ricercatori hanno scoperto che la modulazione dei livelli modifica i diversi comportamenti di dipendenza. (RagusaNews)

LEGGI ANCHE. Secondo uno studio recente messo a punto dall’Università di Copenhagen, inoltre, valori troppo elevati di vitamina D aumenterebbero il rischio di morte per cause cardiovascolari. (Vanity Fair Italia)